venerdì, luglio 06, 2007

Ribellione giusta al Poetto di Cagliari

Chi si ribella gode, è il nostro motto. Bisogna ammettere però che c'è ribellione e ribellione. Ad esempio c'è una ribellione e un godimento individualista e reazionario, che non ci piace molto; e c'è una ribellione popolare e spontanea, dal godimento "socialista", che ci piace di più.
La rivolta fiscale del nord Italia è una forma della prima specie, fatta in buona parte da chi considera la comunità una vacca da spremere senza mai dargli da mangiare.
La ribellione cui abbiamo assistito l'altro giorno al Poetto di Cagliari è una forma della seconda specie.
Per comprendere appieno la storia, è necessario spiegare che il tratto di spiaggia che va da Marina Piccola all'Ospedale Marino rappresenta una delle memorie collettive più ricche della città. Per tantissimi decenni si sono succedute generazioni di cagliaritani che tra giugno e settembre hanno aperto i loro ombrelloni in riva al mare, con le spiaggiole e le sdraio, i panini e la pastasciutta, sa sindria e is pressius. Sulla spiaggia libera, al netto degli stabilimenti balneari storici. Stabilimenti che sono un pugno nell'occhio e che a nostro avviso andrebbero abbattuti per salvaguardare meglio la spiaggia. Ma questo è un altro discorso.
Il fatto è che da qualche anno a questa parte è avvenuta un'occupazione silenziosa della spiaggia libera da parte di alcuni soggetti economici che hanno ulteriormente "recintato" il Poetto, obbligando la gente ad accalcarsi negli spazi rimasti o a pagarsi ombrellone e lettino.
Quest'anno è stato autorizzato un altro stabilimento, tra il Lido e la quarta fermata, che si estende dalla strada (dove è stato tirato sù una specie di casermone con bar, ristorante e piazzola) fino quasi al mare, con tutto lo spazio chiuso perchè hanno fatto anche campi di beach volley e beach tennis. Una struttura in legno gigantesca e orribile, pessima imitazione dello stile casotto.
Allora: di norma è vietato piantare ombrelloni "privati" nei 5 metri demaniali, in riva al mare, e i titolari di questi stabilimenti sono molto attenti a far rispettare il regolamento per tutelare le prime file dei loro abbonati. Ma l'altro giorno un gruppo di cittadini ha deciso che quando è troppo è troppo. La calca della spiaggia libera era eccessiva e si sono quindi piazzati proprio lì, davanti al nuovo, ultimo arrivato stabilimento e hanno battibeccato con il personale che li invitava a sloggiare. "Sono 40 anni che veniamo qui e non ci facciamo espropriare da voi", "Non vedete che non c'è posto libero?" "Vi siete presi un ettaro di spiaggia, e noi dove andiamo?".
Neppure i vigili, prontamente intervenuti a difesa della concessione, sono riusciti a farli "ragionare". "Dovete rispettare le norme della Capitaneria di Porto". Niente da fare. Sono rimasti lì. E hanno fatto scuola perchè adesso, all'altezza della quarta fermata, proprio davanti a questi prepotenti del profitto (non sono neppure organizzati in cooperativa, come gli altri stabilimenti volanti) gli ombrelloni stanno anche in riva al mare.
Questa ribellione ci è piacuta. Innanzitutto perchè fatta da un gruppo di "famiglie" del ceto medio-basso; poi perchè pone dei problemi intorno all'utilizzo "privatistico-irrazionale" della spiaggia, voluto dagli amministratori pubblici. Non sarà il massimo del socialismo ma è positivo, secondo noi, che qualcuno si sia ribellato all'esproprio della ex "spiaggia dei centomila".
Certo, sul Poetto ci sono tanti altri discorsi da fare, e molti argomenti sono a favore di questi stabilimenti (sono amovibili, tengono pulito l'arenile, forniscno servizi per la sicurezza dei bagni a mare, ecc.), tanto che siamo del parere che andrebbero moltiplicati, ma dovrebbero essere gratis, pagati dal Comune, perchè non tutti possono permettersi di pagare per andare al mare. Soprattutto a Cagliari, soprattutto al Poetto.
Chi si ribella gode. E noi con lui.