venerdì, dicembre 23, 2005

Agenda per il 2006


Comunicato Stampa

Mercoledì 21 dicembre la Direzione regionale della Uil si è riunita a Cagliari per fare il punto sulla situazione sociale ed economica della Sardegna, al termine di un anno contrassegnato da grandi difficoltà.
La Direzione ha accolto l’invito del segretario generale Gino Mereu affinché il sindacato accentui il ruolo propositivo delle sue azioni, per essere di stimolo e partecipare attivamente al rilancio della nostra Isola. Nell’anno che sta per iniziare è necessario porre le basi solide per una generale ripresa del sistema produttivo, risolvendo innanzitutto le questioni, ormai storiche, che frenano la crescita.
La Direzione pone ai primi punti dell’”Agenda degli interventi” il lavoro, l’energia, il rilancio della chimica, i trasporti.
Rispetto all’occupazione è necessario ripensare una strategia politica che sappia sostenere le fasce più deboli dei lavoratori e intervenire con strumenti finanziari efficaci, tali da attenuare le tensioni emergenti. Un maggior impegno sul fronte del lavoro sarà determinante anche per combattere le vecchie e nuove povertà, che spingono verso fasce di reddito minimo un numero sempre maggiore di famiglie, creando una progressiva disparità sociale.
Per quel che riguarda l’energia si chiede alla Giunta regionale una maggior chiarezza e coerenza rispetto alle strategie decise per il medio e lungo periodo (metanizzazione, elettrodotto, carbone del Sulcis, centrale termoelettrica di Fiume Santo, energie alternative), mentre per il breve periodo è necessario individuare soluzioni che portino a una riduzione dei costi della bolletta elettrica per l’apparato industriale.
Resta poi a tutt’oggi irrisolta la questione dei trasporti. Come l’energia, i trasporti rappresentano un nodo cruciale per la competitività dei prodotti sardi, che con sempre maggior difficoltà riescono a difendere gli spazi occupati sia sul mercato nazionale che internazionale e determinano la fuga (valga come esempio la Legler di Macomer) di importanti realtà produttive.
L’anno che verrà sarà decisivo per la nostra Isola; l’uscita dall’Obiettivo Uno ci impone l’individuazione di nuove fonti di finanziamento che possano sostenere un modello di sviluppo in grado di portare la qualità della vita in Sardegna al livello delle aree europee più sviluppate, e la soluzione della vertenza con lo Stato sulle entrate fiscali potrà rappresentare un buon punto di partenza per costruire il “Piano generale di sviluppo”, annunciato da questa Giunta regionale fin dal giorno del suo insediamento e che è stato uno dei punti cardine del consenso ottenuto. In esso dovranno essere articolate le politiche di settore (industria, turismo, artigianato e agricoltura) e sarà finalmente chiaro il modello di crescita che questa maggioranza intende perseguire.
Ma per giungere a una sua efficace elaborazione è necessario che questo esecutivo avvii una politica di condivisione dei percorsi con le parti sociali e che con esse riapra un dialogo costruttivo, tale da dare maggior fiducia ai lavoratori, agli imprenditori e all’intero popolo sardo.
Questa è l’unica condizione attraverso la quale l’intera collettività sarà pronta a partecipare a una nuova stagione di rinascita e a scendere in campo per vincere la scommessa dello sviluppo.

la direzione regionale
della UIL sarda

Cagliari, 23 dicembre 2005

martedì, dicembre 13, 2005

Ultime dal Poetto di Cagliari

Si è tenuta questa mattina presso il giudice dott. Giorgio Cannas la seconda udienza preliminare relativa al procedimento penale (R.G. n. 9090/2004) relativo ai purtroppo noti "lavori di risanamento del litorale del Poetto" condotti dall’Assessorato viabilità della Provincia di Cagliari. Indagati l’ex presidente della Provincia Sandro Balletto, dell’ex assessore dei lavori pubblici della Provincia di Cagliari Renzo Zirone, del geologo provinciale Salvatore Pistis, del dirigente dell’Assessorato provinciale dei lavori pubblici e direttore dei lavori ing. Andrea Gardu, del responsabile del complesso dei lavori ing. Lorenzo Mulas, del presidente del consiglio di amministrazione della Mantovani s.p.a. e legale rappresentante dell’A.T.I. esecutrice Piergiorgio Baita, del funzionario dell’impresa "ripascitrice" Sidra Daniele Defendi e dell’amministratore unico della Sarcobit s.r.l. (impresa stoccatrice di 800 metri cubi di sabbia nell’ex Tiro a Volo) Marcello Vacca nonché di cinque componenti della commissione di monitoraggio. L’indagine condotta dai pubblici ministeri Guido Pani e Daniele Caria ipotizza in particolare i reati di danneggiamento aggravato di beni pubblici (art. 635 cod. pen.), abuso di ufficio (art. 323 cod. pen.), violazione del vincolo paesaggistico (art. 181 del decreto legislativo n. 42/2004). E’ stata accolta l’istanza di costituzione di parte civile dell’associazione ecologista Amici della Terra, rappresentata dall’avv. Lia Pacifico, (analogamente alla Regione autonoma della Sardegna, all'Agenzia del Demanio, al Comune di Cagliari, al WWF, a Legambiente), già presentata in tale sede. Successivamente, in sede di apertura del dibattimento penale, verrà avanzata istanza di costituzione di parte civile anche da parte del Gruppo d’Intervento Giuridico. Azioni finalizzate ad ottenere in primo luogo giustizia per un pesante danno ambientale ed al patrimonio affettivo dei cagliaritani e l’obbligo del ripristino ambientale a carico dei responsabili.
La vicenda dei "lavori di risanamento del litorale del Poetto", svolti grazie a fondi comunitari, ha portato in questi ultimi tre anni a parecchie "sorprese" negative: la candida e fine sabbia del Poetto ha subìto un pesante ripascimento (370.000 metri cubi) con sabbia ben più grossa e scura, con caratteristiche differenti e ricca di materiale organico e di pietre, la vecchia viabilità costiera, sostituita dalla nuova strada lungo-saline, non è stata completamente rimossa, le dune non sono state realizzate, la pineta non è stata ripristinata ed è divenuta un mega-parcheggio, in buona parte a servizio di chioschi di dubbia legittimità’. Il progetto iniziale, munito delle necessarie autorizzazioni di carattere ambientale, ed il relativo capitolato d’appalto non appaiono rispettati, così come i termini per l’ultimazione dei lavori, e non hanno convinto minimamente le assicurazioni dell’Amministrazione Provinciale uscente, con tanto di costosi opuscoli dalle foto "taroccate" ed "esperti" convenzionati: la difesa ad oltranza, spintasi fino ad accusare i "terroristi ecologisti" di aver addirittura disseminato la spiaggia di proiettili della II guerra mondiale, oggi ha virato di 180 gradi e parla di "errori" dell’impresa esecutrice e dei tecnici. A fianco dell’indignazione popolare, con gran risalto sui mezzi di informazione nazionali e locali, gli Amici della Terra ed il Gruppo d’Intervento Giuridico hanno, quindi, provveduto ad interessare (marzo e luglio 2002) la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari e la locale Procura della Corte dei conti che hanno avviato le relative indagini. La deputata verde on. Monica Frassoni ha inoltrato specifica interrogazione alla Commissione europea sulla gestione dei fondi ed il rispetto del progetto approvato. Adesso il procedimento penale. Ma il Poetto potrà mai ritornare come prima ‘ Speriamo fortemente innanzitutto nell’azione del mare e degli eventi atmosferici, nella natura. Che possa almeno temperare la sconsiderata mano dell’uomo...
p. Gruppo d’Intervento Giuridico
e Amici della Terra
Stefano Deliperi

PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE, BUONE PROSPETTIVE

Il 13 dicembre 2005, la Giunta regionale ha adottato il piano paesaggistico regionale, per ora limitato agli ampi ambiti costieri con alcune estensioni verso l'interno dell'Isola. Prima tappa verso la pianificazione paesistica di tutto il territorio regionale.

In contemporanea i numerosi documenti del piano (deliberazione di adozione, relazioni illustrative, tecniche, del comitato scientifico, normativa tecnica di attuazione, 5 tavole illustrative in scala 1 : 200.000 + compact disk con 141 carte in scala 1 : 25.000, con 38 carte in scala 1 : 50.000 e 27 schede illustrative degli ambiti costieri) sono già sul sito web della Regione (www.regione.sardegna.it/pianopaesaggistico) con un bell'esempio di trasparenza istituzionale purtroppo non comune.

Da un primissimo esame, necessariamente sommario, alcuni punti appaiono piuttosto qualificanti: nei 27 ambiti di paesaggio si prevede una sostanziale esclusione di ulteriori volumetrie nella fascia costiera perimetralmente definita, potranno proseguire soltanto gli interventi legittimamente autorizzati alla data di entrata in vigore della legge regionale n. 8/2004, la c. d. legge salva-coste.

Si prevedono, poi, quattro diverse graduazioni di tutela, dagli ambiti di conservazione integrale alle aree meritevoli di riqualificazione ambientale, aumenterà l'estensione di terreno per edificare nelle zone agricole (dal limite minimo attuale di un solo ettaro si passerà a 10 ettari dove sono colture intensive e, addirittura, a 20 ettari dove sono colture estensive) e per sole strutture connesse alla conduzione agricola ed aumenteranno le disposizioni di tutela per le campagne (salvaguardia delle recinzioni tradizionali, come il muretto a secco, divieto di nuova viabilità, salvaguardia degli alberi monumentali, ecc.).

Inoltre, al di fuori dei centri urbani (dove si punta al recupero urbanistico delle periferie), i Comuni non potranno più decidere in esclusiva gli interventi di trasformazione territoriale, ma subentrerà una procedura di co-pianificazione con il coinvolgimento regionale.

Il piano paesaggistico regionale (P.P.R.) è strumento di pianificazione e gestione del territorio sovraordinato e vincolante rispetto agli atti di pianificazione delle province (piano urbanistico provinciale ? P.U.P.) e dei comuni (piano urbanistico comunale - P.U.C.): questi ultimi dovranno, quindi, essere adeguati alle previsioni di "tutela dinamica" del P.P.R. Dopo l'adozione da parte della Giunta regionale, sarà il momento della fase della concertazione con gli Enti locali e tutti i soggetti sociali interessati.

La previsione di un procedimento "aperto" ai soggetti istituzionali e sociali per l'adozione del piano paesaggistico regionale è insita nella filosofia ispiratrice e nelle medesime previsioni normative (convenzione europea sul paesaggio, decreto legislativo n. 42/2004, legge regionale n. 8/2004, linee guida per la redazione del P.P.R. approvate dal Consiglio regionale il 26 maggio 2005). La proposta di P.P.R., una volta adottata dalla Giunta regionale, deve essere pubblicata per un periodo di sessanta giorni consecutivi all'albo di tutti i Comuni territorialmente interessati (art. 11 della legge regionale n. 45/1989, come sostituito dall'art. 2 della legge regionale n. 8/2004). Per favorire la partecipazione e la concertazione istituzionale, il Presidente della Regione ' durante il periodo della pubblicazione presso gli albi pretori comunali ' convoca apposite conferenze pubbliche per illustrare la proposta di P.P.R. e raccogliere osservazioni, proposte e suggerimenti: ad esse devono essere convocati "i soggetti interessati", cioè gli Enti locali, le associazioni ecologiste, le associazioni imprenditoriali, ecc. In tali conferenze pubbliche possono essere raccolte osservazioni, proposte, ecc. in forma scritta, da esaminare nella prosecuzione dell'iter procedimentale di approvazione del P.P.R., anche se ? per aver pieno valore giuridico e dover essere motivatamente esaminate ai fini dell'approvazione dell'atto di pianificazione definitivo ? necessitano della successiva proposizione al Presidente della Regione nel periodo di trenta giorni successivo all?ultimo giorno di deposito (art. 11, comma 2°, della legge regionale n. 45/1989, come modificato dall?art. 2 della legge regionale n. 8/2004).

Al termine, dopo aver esaminato le varie osservazioni pervenute, la Giunta regionale approverà definitivamente il P.P.R. Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d?Intervento Giuridico, ad un primo esame sommario del nuovo P.P.R., confermano una valutazione provvisoria positiva e confermano la partecipazione al procedimento di approvazione definitiva del piano nei modi previsti dalla legge.

Si ricorda, inoltre, che nell'estate scorsa è stata consegnata al Presidente della Regione autonoma della Sardegna on. Renato Soru ed al Presidente del Consiglio regionale on. Giacomo Spissu la petizione popolare per la salvaguardia delle coste sarde promossa dagli Amici della Terra e dal Gruppo d?Intervento Giuridico. Gli aderenti sono stati ben 3.515 e vedono tra di loro parlamentari europei (on. Monica Frassoni), l'intera direzione nazionale degli Amici della Terra (Rosa Filippini, Walter Baldassarri e Maria Laura Radiconcini), personalità della cultura (lo scrittore Giorgio Todde), personalità del volontariato attivo (don Ettore Cannavera), rappresentanti di associazioni ecologiste di tutto il Mediterraneo (Coordinamenti Friends of the Earth dell?Europa e del Mediterraneo, associazioni nazionali aderenti a Friends of the Earth di Francia, Spagna, Cipro, Israele, Palestina, Croazia, Tema Foundation della Turchia, Istria Verde della Croazia, N.T.M. di Malta, C 21 dell?Algeria, Green Action della Croazia, European Geography Association della Grecia, E.N.D.A. della Francia, Green Home del Montenegro, S.P.N.L. del Libano, Link di Israele, E.N.D.A. Maghreb del Marocco, Tunisian Front Organization della Tunisia, Ecomediterrania della Spagna, O.D.R.A.Z. della Croazia, A.P.E.N.A. della Tunisia, A.F.D.C. del Libano, R.A.E.D. dell?Egitto, Ceratonia Foundation di Malta, C.O.A.G. della Spagna, WWF ? programma Mediterraneo dell?Italia, I.P.A.D.E. della Spagna, Forum della Laguna di Venezia dell?Italia, W.A.D.A. del Libano, Associazione per la Wilderness dell?Italia), componenti di formazioni politoco-sociali (vari aderenti a circoli di Progetto Sardegna) e, soprattutto, tanti comuni cittadini sardi, di tante altre parti d?Italia e numerosi stranieri. La petizione chiede che il nuovo piano paesistico contenga efficaci misure di tutela, una fascia di rispetto costiero di almeno 500 metri dal mare e la conservazione integrale dei tratti costieri ancora integri o non compromessi. Si chiede, poi, anche l?istituzione dell?Agenzia per la Salvaguardia delle Coste cui affidare l?acquisizione al patrimonio pubblico e la corretta gestione dei tratti di litorale più pregevoli dal punto di vista ambientale e paesaggistico, della quale, recentemente, la Giunta regionale ha avviato la realizzazione con l?istituzione del Servizio della Conservatoria delle coste sarde.

Un ultimo aspetto, ma non di infima importanza: l'operazione di predisposizione della proposta di piano, effettuata all'interno degli uffici regionali, è costata circa 400 mila euro, mentre quella relativa ai vecchi 14 piani territoriali paesistici annullati perché illegittimi era costata circa 15 milioni di euro.

p. Gruppo d'Intervento Giuridico

e Amici della Terra


Stefano Deliperi

lunedì, dicembre 12, 2005

Gianni Loy smentisce le voci di ritiro

COMUNICATO STAMPA

In relazione alle indiscrezioni circa una mia ipotetica rinuncia alla candidatura alle primarie di Cagliari per l’affacciarsi di nuovi nomi, smentisco nella maniera più assoluta ogni eventualità del genere.

La mia candidatura è nata in maniera limpida e trasparente fuori da ogni gioco politico, già da diversi mesi, sulla base di una positiva esperienza elettorale nelle passate elezioni che ha raccolto una fetta significativa degli elettori del centro sinistra e sulla base di un forte impegno in consiglio comunale che ha tentato di opporsi alla devastante azione dell’attuale maggioranza.

E’ vero che esistono diverse interpretazioni delle Primarie. C’è chi, esplicitamente, ritiene nei fatti che i partiti debbano concordare su un nome “largamente condiviso” che verrebbe poi proposto agli elettori nelle primarie per una sorta di ratifica. E vi anche chi vede le Primarie come occasione di testimonianza del propria parte mediante la espressione di una sorta di candidato di bandiera.
Credo, invece, che le Primarie debbano costituire un metodo serio e democratico per la scelta del candidato sindaco. Ma per una scelta vera e non formale. Le primarie non sono perché i partiti ed i gruppi organizzati cerchino di imporre i loro accordi agli elettori ma al contrario, perché con un po’ più di umiltà, chiedano ai cittadini, anche indipendentemente dall’appartenenza al singolo gruppo, quale sia il candidato migliore per la dura sfida che, tra qualche mese, vedrà il Centro sinistra tentare di rovesciare l’attuale maggioranza.

La mia candidatura, con tutta la modestia ma anche la convinzione che la scelta politica richiede, offre agli elettori una delle possibili scelte. Occorre che al più presto siano presentate le altre, e che si avvii finalmente un grande dibattito pubblico capace di appassionare gli elettori del Centro sinistra ed attrarne di altri.

Mi aspetto ed auspico l’appoggio di singoli cittadini, di gruppi, ma spero anche che i partiti che condividono molte delle mie scelte ideali e concrete consentano ai loro elettori ed iscritti di esprimersi sulla base di condivisioni politiche e non di tattiche legate ad equilibri di potere.
Chiamatelo pure sogno o ingenuità, ma non è altro che la profonda e democratica funzione che le elezioni primarie di uno schieramento dovrebbero rappresentare.

La mia candidatura, pertanto, è più che mai solida ed il mio lavoro prosegue fuori dai balletti, dalle indiscrezioni e dai toto-pronostici, senza perdere di vista, neppure per un istante, che l’obbiettivo finale, quello che dovrebbe essere di tutti, è quello di riuscire a scegliere, con il contributo determinante degli elettori, ed aprendo così una lunga campagna elettorale, il miglior candidato possibile per la sfida di maggio..

domenica, dicembre 11, 2005

Aliga a Cagliari. Raccolta differenziata e salassi

Un distinto signore sta armeggiando in maniera sempre più concitata davanti ad alcuni cassonetti per rifiuti pieni oltre ogni immaginazione, inizia a "litigare" con sé stesso e ci scappa pure qualche colorita espressione in vernacolo cagliaritano’ motivo ? Sta cercando di cravare a viva forza una bacinella rotta di plastica dentro il foro rotondo di un cassonetto blù per la raccolta differenziata?

Una scena ormai comune sulle strade cittadine. Ed una riflessione quasi immediata: i cagliaritani hanno risposto generalmente abbastanza bene ad una raccolta differenziata dei rifiuti urbani organizzata e gestita, invece, assai male dall’Amministrazione comunale.

I toni quasi trionfalistici espressi nei giorni scorsi dall’Assessore comunale ai servizi tecnologici Giorgio Angius appaiono piuttosto fuori luogo: nel primo mese di raccolta differenziata è stato vantato il raggiungimento del 9 % di percentuale "differenziato", cioè nemmeno quel 10 % che il decreto legislativo n. 22/1997, il c. d. decreto Ronchi, prevedeva di raggiungere nel 2003’

E’ da quasi due mesi iniziata la raccolta differenziata dei rifiuti urbani a Cagliari e, in contemporanea, stanno arrivando ai cagliaritani le "bollette" per il servizio di smaltimento dei rifiuti con aumenti, rispetto all’anno scorso, in media del 10-20 %’’

Ma sta finalmente migliorando davvero la situazione della gestione dell’aliga ?

Non sembra si possa dare una risposta positiva.

Il 5 agosto scorso, dopo infinite proroghe del rapporto contrattuale precedente ed un lungo contenzioso giudiziario, il Comune di Cagliari ha aggiudicato l’appalto annuale per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani all’A.T.I. composta dalle società De Vizia, Waste Management e Cooplat per un importo di ben 27 milioni di euro.

A partire dal 20 ottobre 2005 sono disseminate le vie cittadine di 2.500 contenitori (1.000 per i rifiuti indifferenziati, 600 per vetro ed alluminio, 600 per carta e cartone, 200 per la plastica), a Pirri, Genneruxi, Quartiere europeo, Baracca Manna e Mulinu Becciu ‘ in via sperimentale ‘ le singole famiglie (40 mila residenti) hanno le loro "bio-pattumiere" dove depositare la "frazione umida" dei rifiuti da loro prodotti (con raccolta almeno quattro volte alla settimana).

La raccolta dei rifiuti organici è partita a gennaio 2005 per 1.100 esercizi commerciali (600 ristoranti e bar, 500 negozi di frutta e verdura) e 1.500 negozi per gli imballaggi: dal 20 ottobre il loro numero dovrebbe essere raddoppiato.

Ma l’appalto annuale sarà, poi, la migliore soluzione ? Quale situazione si sta delineando ? Nessuna campagna informativa per i cittadini, ad esclusione di un opuscoletto in carta riciclata distribuito nelle cassette postali. La distribuzione iniziale non appare uniforme: le "isole ecologiche", dove vengono situati insieme i cassonetti per le varie tipologie di rifiuti (giallo per carta e cartone, azzurro per imballaggi di plastica, verde per vetro e lattine, grigio per gli "indifferenziati"), sono ancora molto poche. Per giunta s’è deciso di confondere i cittadini posizionando nelle strade dei cassonetti metallici di colore viola dall’ignota funzione e di dotare i cassonetti per la plastica di due soli "buchi" dal diametro contenuto.. dove entrano solo piccoli oggetti, a meno che, come il povero signore cagliaritano,non li si voglia cravare dentro a forza’ L’assessore Angius ha promesso un raddoppio dei cassonetti per la plastica ed un forte aumento di quelli per la carta, nonché un aumento del diametro dei fori. Vedremo che cosa ci si potrà buttare dentro...

Aumenterà anche la frequenza del ritiro dei rifiuti, oggi piuttosto scarsa. Finalmente inizierà la raccolta diretta della carta presso 200 "grandi utenze" (uffici, ecc.). Vedremo’.. Sembra, però, che il Comune di Cagliari voglia ancora fare i conti senza l’oste: oltre alle "furbate" degli anni scorsi quando di raccolta differenziata neppure se ne voleva sentir parlare, che finiranno per costare ai cagliaritani pesanti aumenti sulla "bolletta" dei rifiuti, continua ad ignorare le metodologie di alta efficienza della raccolta differenziata: continua, insomma, a voler privilegiare il cassonetto rispetto alla differenziazione attuata nelle singole case, il metodo che ha dato di gran lunga i migliori risultati, se accompagnato da una buona campagna di sensibilizzazione dei cittadini.

E le giustificazioni, secondo cui in nessuna medio-grande città è possibile la raccolta "porta a porta" non reggono: Reggio Emilia ha 155 mila residenti e raggiunge il 43 % annuo di raccolta differenziata dei "suoi" rifiuti, Padova ha 205 mila abitanti e raggiunge il 38 % annuo di raccolta differenziata, Perugia ha 162 mila abitanti e raggiunge il 31 % annuo di raccolta differenziata, Prato ha 180 mila abitanti e il 34 % annuo di raccolta differenziata, Firenze ha 367 mila abitanti e raggiunge il 29 % annuo di raccolta differenziata.

Purtroppo la situazione negativa non riguarda soltanto Cagliari: la gestione dei rifiuti urbani in Sardegna ha, nel corso degli ultimi vent’anni, provocato sempre maggiori problemi pur essendo la regione una delle meno popolate d’Italia.

I costi ambientali, sociali ed economici non sono mai stati accuratamente analizzati, quantificati e posti in evidenza.

Qualche "indizio" può essere tratto dagli inquinamenti di suoli ed acque determinato dalle discariche abusive, dalle proteste di vari comitati popolari contro discariche "legali" sempre più estese, dalle "tasche" dei cittadini progressivamente "svuotate" in misura maggiore dalle pubbliche amministrazioni per servizi, come quello della gestione dei rifiuti urbani, troppo spesso non all’altezza delle necessità.

Non solo delle "necessità" determinate dalle buone pratiche ambientali, ma con fin troppa frequenza delle "necessità" determinate dalla legge.

Il c. d. decreto Ronchi, il decreto legislativo n. 22/1997 e successive modifiche ed integrazioni è la fondamentale norma quadro vigente in Italia e recepisce le direttive comunitarie in materia di gestione dei rifiuti. Esso prevede, in linea generale, la gestione dei rifiuti urbani attraverso l’adozione di metodologie di raccolta differenziata, recupero, riciclaggio dei rifiuti. La discarica è la soluzione residuale, sito di conferimento di quanto non può esser più recuperato e riciclato. Oggi il decreto legislativo n. 36/2003 (attuativo della direttiva n. 1999/31/CE) stabilisce che i rifiuti possono esservi conferiti soltanto dopo trattamento (art. 7, comma 1°).

E nemmeno la realizzazione dei "termovalorizzatori" (in sostanza inceneritori con recupero energetico) è vista come la soluzione privilegiata. Il c. d. decreto Ronchi assegna, poi, specifiche competenze in materia a Stato, Regioni, Province e Comuni. In Sardegna è stato, finora, attuato ben poco correttamente, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei rifiuti urbani. 878 mila tonnellate di rifiuti urbani prodotti ogni anno in Sardegna, 532 kg. per abitante.

Al 31 dicembre 2004 la percentuale di raccolta differenziata svolta dai Comuni sardi non superava il 5,3 % dei rifiuti prodotti annualmente nell’Isola (dati rapporto rifiuti 2005 di A.P.A.T. e Osservatorio nazionale rifiuti), mentre al 31 dicembre 2003 era al 5,8 % (dati Ass.to reg.le difesa ambiente, 2005), mentre al 31 dicembre 2000 era dell’1,7 %. Significa che in quattro anni il miglioramento è stato minimo.

La media nazionale di raccolta differenziata è del 21,5 %. Peggio della Sardegna è soltanto il Molise (3,6 %).

Irraggiungibile il Veneto con il 43,9 %.

Le "colpe" sono certamente della Regione autonoma della Sardegna, che per troppo tempo non ha svolto in modo incisivo il suo ruolo e ha dato fin troppo spazio ai "signori delle discariche", delle Province, che hanno mancato clamorosamente nei loro compiti di coordinamento e raccordo dei Comuni, ma, soprattutto, dei Comuni, in particolare i maggiori, che hanno scandalosamente omesso i loro doveri di assicurare una corretta gestione dei rifiuti.

Il piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani (deliberazione Giunta regionale n. 57/2 del 17 dicembre 1998) probabilmente è da rivedere in alcuni punti, ma non si può negare che, se Cagliari, Sassari, Quartu S. Elena, Olbia, Oristano, Nuoro, Assemini e Macomer, i più popolosi Comuni isolani, svolgessero correttamente il servizio di raccolta differenziata, il problema della gestione dei rifiuti urbani sarebbe pressoché risolto in Sardegna.

In base al c. d. decreto Ronchi (art. 24 del decreto legislativo n. 22/1997 e successive modifiche ed integrazioni) doveva essere assicurata la raccolta differenziata di precise percentuali minime di rifiuti urbani entro ogni "ambito territoriale ottimale" (A.T.O., circoscrizione territoriale di uno o più Comuni dove razionalmente deve svolgersi la gestione dei rifiuti): il 15 % entro il 1999, il 25 % entro il 2001 e il 35 % entro il 2003. Pena il progressivo aumento del costo dello smaltimento dei rifiuti a carico dei Comuni, i quali ‘ ovviamente ‘ finiranno per far pagare le loro "colpe" ai singoli cittadini. Si deve, infatti, ricordare che il 31 dicembre 2005 scade l’ennesima proroga del termine (art. 11 del decreto-legge 30 giugno 2005, n. 115 convertito, con modificazioni, nella legge 17 agosto 2005, n. 168) per l’adeguamento alle prescrizioni del relativo quadro normativo. Si deve ricordare anche che ormai si è passati dal vecchio regime della "tassa" sui rifiuti a quello della "tariffa" per la gestione di essi, con l’intera sopportazione degli òneri economici per lo svolgimento del servizio.

Finalmente la Regione, dopo aver speso negli ultimi 5 anni ben 16 milioni di euro per promuovere la raccolta differenziata e conta di spenderne altri 60 nel prossimo futuro (sempre con co-finanziamento comunitario grazie ai fondi P.O.R. 2000-2006), sembra essersi ricordata di svolgere con la necessaria determinazione i propri compiti di programmazione e vigilanza: con la deliberazione Giunta regionale n. 34/14 del 19 luglio 2005 ha indicato agli Enti locali gli "indirizzi ai quali attenersi per lo smaltimento in discarica di rifiuti urbani trattati" e le ulteriori iniziative per incentivare la loro raccolta differenziata.

Ormai, inoltre, iniziano a circolare gli importi presuntivi delle sanzioni che la Regione andrà ad applicare a carico dei Comuni inadempienti in tema di raccolta differenziata dei rifiuti urbani: aumenti fra il 10 % ed il 30 % della tariffa prevista per lo smaltimento. Importi che giungono a milioni di euro per il Comune di Cagliari, importi che l’Amministrazione comunale finirà per scaricare sulle "bollette" dei cittadini. Proprio il Comune di Cagliari è uno dei maggiori "colpevoli" della cattiva situazione della gestione dei rifiuti urbani isolani. 270 tonnellate al giorno di àliga, 94 mila all’anno.

I conti sono presto fatti: per ogni tonnellata di rifiuti portati in discarica il Comune paga 108 euro, senza raccolta differenziata funzionante e con la penale del 10-30 % pagherà fra 118,80 e 140,40 euro. La sanzione, per le 94 mila tonnellate di rifiuti cagliaritani, sarà, quindi, fra 1.015.200 e 3.45.600 euro.

I cittadini cagliaritani ringrazieranno di sicuro. Già oggi pagano, in media, 157,32 euro all’anno per la tassa di smaltimento dei rifiuti, quinta città in Italia con un incremento del 68,7 % negli ultimi cinque anni (elaborazione C.G.I.A. su dati Ministero dell’interno, 2005): anche senza sanzione, andranno a pagare nel 2006 in media 190 euro.Il Comune di Cagliari sta facendo partire la raccolta differenziata sul proprio territorio soltanto ora, con il progetto SE.P.A.RA. (Servizio pubblico di assistenza alla raccolta differenziata). E’, quindi, inadempiente a termini di legge da otto anni. Ha finora dato da lavorare al termovalorizzatore della Tecnocasic s.p.a. di Macchiareddu e, soprattutto, ha fatto la felicità della mega-discarica della Ecoserdiana s.p.a. nel Parteolla. Più volte ampliata proprio per accogliere i rifiuti del capoluogo isolano fino a divenire uno dei più grandi "poli" dei rifiuti europei con milioni di metri cubi di volumetria complessiva, in una delle aree che vorrebbe essere di eccellenza per il settore agro-alimentare. Più recentemente si è rivolta anche alla discarica del Consorzio industriale di Villacidro. Recentemente l’Assessore regionale della difesa dell’ambiente Dessì ha ricordato che sussistono le prescrizioni della deliberazione Giunta regionale n. 34/14 del 19 luglio scorso e vanno rispettate: nel cassonetto ci si può buttar dentro di tutto e la differenziazione non può esser delegata alla buona volontà degli impianti Tecnocasic. Insomma, ancora una volta, i pesanti costi ambientali ed economici dell’insipienza del Comune di Cagliari dovranno pagarli il territorio ed i residenti. E se la sanzione fosse oggetto di accertamenti per eventuale danno erariale ?


p. Gruppo d’Intervento Giuridico
e Amici della Terra
Stefano Deliperi

lunedì, novembre 28, 2005

Base u.s. navy di La Maddalena, tutti a casa e il cemento al posto suo

Secondo notizie fornite da tutti i mezzi d’informazione, il Ministro della difesa on. Antonio Martino avrebbe concordato con il Segretario alla difesa statunitense Donald Rumsfeld il trasferimento fuori dal territorio nazionale della base U.S. Navy di appoggio del naviglio a propulsione nucleare dell’Arcipelago della Maddalena sull’Isola di S. Stefano, in tempi e modalità da stabilire in futuro. Probabilmente entro il 2006.

Esponenti politici ed amministratori locali gioiscono. Tempi e modi non sono previsti e, quindi, si può supporre che per un bel po’ continuerà la singolare "anomalia" di un’area protetta con base "nucleare". E’, comunque, un primo passo per fare un po’ di chiarezza.

Tuttavia, poco convince lo "slancio benefattore" di chi si candida a gestire la "riconversione", quella Società Italia Turismo, controllata da Sviluppo Italia (51 % Ministero dell'Economia, 49 % soci privati quali Pirelli Real Estate, Banca Intesa, ecc.), che, secondo notizie stampa, avrebbe subito presentato una proposta operativa turistica. L'Isola di Santo Stefano è un'area destinata alla conservazione integrale per legge (art. 2, comma 1°, della legge regionale n. 23/1993) e, a breve, il nuovo piano paesaggistico regionale non potrà che recepire questa indicazione normativa. Quindi non un metro cubo di volumetrie in più. Abbiamo contestato l'ampliamento illegittimo della base U.S. Navy, ma nessun altra nuova edificazione è possibile.


Ricordiamo che lo scorso 18 ottobre Commissione europea, nell’ambito della procedura di infrazione (art. 226 trattato U.E.), ha annunciato di aver inviato una lettera di "costituzione in mora" all’Italia a causa della mancata informazione (art. 10 del trattato U.E.) riguardo il progetto di ampliamento della base U.S. Navy dell’Arcipelago della Maddalena: la Commissione, infatti, su ricorsi (ottobre 2003, aprile 2004, ottobre 2005) delle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico e su interrogazioni parlamentari dell’on. Monica Frassoni (co-presidente del gruppo Verdi/A.L.E. al Parlamento europeo), ha inviato ben due richieste di informazioni (maggio e luglio 2005) senza ricevere alcuna risposta dal Governo italiano. Secondo la Commissione (e gli ecologisti) "L'intervento è suscettibile di avere un impatto significativo sulla zona di conservazione dell’Arcipelago della Maddalena, che l’Italia ha proposto come sito da includere nella rete Natura 2000 di siti di conservazione istituita dalla direttiva Habitat". Nei mesi scorsi era pervenuta risposta da parte della Commissione europea (26 gennaio 2005) all’interrogazione parlamentare E-2460/04IT esperita dall’on. Monica Frassoni, presidente del gruppo Verdi/A.L.E. al Parlamento europeo in relazione al primo lotto dei lavori di ampliamento (volumetria complessiva di 52.000 metri cubi) della base U.S. Navy dell’Arcipelago della Maddalena sull’Isola di S. Stefano e la realizzazione di altri lavori per il personale (alloggi, servizi, ecc.) in varie zone dell’Isola di La Maddalena. La Commissione europea, tramite il Commissario all’ambiente Dimas, aveva confermato che i detti lavori sarebbero dovuti essere preceduti perlomeno dalla vincolante procedura di valutazione di incidenza ambientale, infatti, "il progetto di cui sopra potrebbe avere ripercussioni sul pSIC "Arcipelago La Maddalena" (ITB010008).

La Commissione ha pertanto inviato all’Italia una richiesta di informazioni in merito all’applicazione della direttiva 92/43/CEE al progetto in questione". Già il 10 dicembre 2003 la commissaria all’ambiente Wallström rispose alla precedente interrogazione E-3157/03IT dell’on. Frassoni affermando che i detti lavori sarebbero dovuti essere preceduti perlomeno dalla vincolante procedura di valutazione di incidenza ambientale. Tale ampliamento, nonostante interessi un arcipelago tutelato con vincolo paesaggistico, rientrante in un proposto sito di importanza comunitaria e in un parco nazionale, non è stato preventivamente sottoposto ai vincolanti procedimenti di valutazione di impatto ambientale né di valutazione di incidenza ambientale, in palese contrasto con la normativa comunitaria in materia e con la normativa nazionale di attuazione. Si ignora, inoltre, se siano state conseguite le necessarie autorizzazioni riguardo la normativa di tutela paesaggistica.

E’ semplicemente scandaloso che una base militare non in disponibilità delle Forze armate nazionali né rientrante nel dispositivo di difesa N.A.T.O. e, per giunta, situata in un parco nazionale venga ampliata senza che nemmeno si conoscano pubblicamente i termini della sua legittima installazione, risalente ad un accordo del 1972 mai ratificato dal Parlamento In proposito, le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico hanno inoltrato una serie di esposti (ottobre 2003, aprile 2004, ottobre 2005) alle pubbliche amministrazioni competenti, agli Organi comunitari ed alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tempio Pausania riguardo l’inizio dei lavori di ampliamento. L’U.S. Navy se ne andrà prima della conclusione degli accertamenti ‘
p. Gruppo d’Intervento Giuridico
e Amici della Terra
Stefano Deliperi

domenica, novembre 27, 2005

L'inquinamento in provincia di Cagliari e nel Sulcis Iglesiente


BIMBI AMMALATI DI ASMA ? TUTTO NORMALE…
CENTO MORTI IN PIU? TUTTO NORMALE...

Ieri a Carbonia è stato presentato lo studio Drias sui disturbi respiratori dei bambini che vivono nelle aree a rischio ambientale della vecchia Provincia di Cagliari.

I risultati dell'iniziativa (voluta dall'Assessorato regionale alla Sanità e che ha coinvolto 3.467 alunni delle Scuole elementari di Sant'Antioco, Portoscuso, Carbonia, Villacidro, San Gavino, Villasor, Villa San Pietro, Capoterra e Sarroch).

Presenti il sindaco di Carbonia Tore Cherchi, l'assessore regionale alla Sanità Nerina Dirindin, il professor Annibale Biggeri dell'Università di Firenze (partner assegnato dal Ministero della salute per un supporto metodologico e tecnico), Pietro Greco (direttore dell'Unità Operativa di Peumologia dell'ospedale Fratelli Crobu di Iglesias), Umberto Pelosi (dell'Unità di Pneumologia Pediatrica dell'Università di Cagliari) e Pierluigi Cocco (docente di Medicina del Lavoro all'Università di Cagliari).

Lo studio Drias (Disturbi Respiratori nell'Infanzia e Ambiente in Sardegna) è stato promosso nell'ambito del Piano operativo nazionale (P.O.N.) Atas del Ministero della salute per il potenziamento degli Osservatori Epidemiologici delle regioni dell'Obiettivo 1.

Al progetto hanno contribuito i pediatri dei centri interessati dall'indagine, insieme ai responsabili dei Servizi di igiene pubblica delle Asl di Cagliari, Sanluri e Carbonia, i referenti dello studio Drias nelle stesse aziende sanitarie, i rappresentanti dell' A.R.P.A.S. , i responsabili dei Settori bonifiche e inquinamento atmosferico dell'Assessorato regionale all'Ambiente e quelli del Servizio inquinamento atmosferico della Provincia di Cagliari.

Lo studio Drias si è articolato in tre momenti (novembre 2004 - giugno 2005). Il primo ha visto un anno fa l'installazione nei cortili delle scuole elementari dei nove comuni interessati di misuratori passivi di inquinanti (ossido di azoto, anidride solforosa e benzene), collocati dalla Provincia di Cagliari. Il secondo momento ha visto la distribuzione ai bambini di tutte le classi delle elementari di un questionario per indagare sui disturbi respiratori e sui fattori di rischio correlati. Nella terza fase un pneumologo della Asl di Carbonia ha sottoposto a misure spirometriche gli alunni delle classi terza, quarta e quinta elementare.

I risultati si commentano da soli: a Portoscuso e Sarroch vi sono il doppio della media generale dei ricoveri per asma, tali dati sono confermati dall’archivio dei ricoveri regionali (166 % rispetto alla media regionale per i bambini maschi di Portoscuso 0-14 anni e 101 % per le bambine; 11 % dei bambini e 28 % delle bambine a Sarroch).

Tali dati confermano gli indici della mortalità ISTAT 1997-2001 e le schede di ricovero ospedaliero: a Portoscuso si verificano eccessi rispetto alla media regionale tra gli uomini del 30-65 % per le malattie dell’apparato respiratorio e del 24-62 % per i tumori al polmone, tra le donne del 18-23 % per le malattie dell’apparato respiratorio e del 16-54 % per i tumori al polmone.

A Sarroch analoghi eccessi per gli uomini del 10 % per le malattie dell’apparato respiratorio e del 13-24 % per i tumori al polmone, per le donne del 10-16 % per le malattie dell’apparato respiratorio e del 20 % per i tumori al polmone.

Sempre secondo tale studio, i precedenti dati si traducono in un aumento dei morti nella sola Portoscuso pari a un centinaio di casi e a circa 400 ricoveri in più.

A Portoscuso il dato dei tumori al polmone risulta nella media fra il 1981 ed il 1983, dal 1989 aumenta del 30 % rispetto alla media regionale e si mantiene costante negli anni successivi. In proposito ritornano alla memoria le parole dell’illuminante deposizione del 10 novembre 2004 di Massimo Porceddu, tecnico ambientale del Presidio multizonale di prevenzione (P.M.P.) dell’Azienda USL n. 7, davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti: "da dieci anni è interrotta ogni attività sistematica di controllo del territorio e delle industrie e i tecnici non possono più operare con quella autonomia prevista dalla legge; solo quando ci vengono fatte richieste ad hoc dell’autorità giudiziaria interveniamo, per il resto il Pmp è in una condizione di inerzia, di sostanziale inefficienza e ininfluenza su comportamenti potenzialmente illeciti di terzi - in questo territorio esercitare il controllo ambientale non è un diritto - dovere derivante dalle norme, ma un optional concesso in funzione del contesto politico-istituzionale presente e in funzione della situazione socio-economica della zona - non abbiamo problemi tecnici, non siamo impossibilitati dalla tecnologia a svolgere i controlli, semplicemente non ce li fanno fare seriamente come si fa nel resto d’Italia".

Una conferma di quanto si ipotizzava da tempo: da lunghi anni le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico denunciano la palese assenza dei necessari riscontri dei controlli ambientali di legge nel territorio del basso Sulcis, gli scandalosi ritardi nell’attuazione del piano di risanamento ambientale e di disinquinamento della locale zona a rischio di crisi ambientale (approvato nel 1993 ed esecutivo con il relativo accordo di programma del 1994). Analogamente da troppi anni denunciano la mancata attuazione in Sardegna (ultima regione d’Italia) dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente - voluta dal risultato favorevole del referendum del 1992 promosso dagli Amici della Terra che ha sottratto i controlli ambientali alle U.S.L. - unico strumento possibile di monitoraggio, verifica e controllo sullo stato dell’ambiente senza i troppi legami e condizionamenti provenienti dal mondo politico. I legami politico-amministrativi con il mondo dell’industria, evidentemente, contano ben più del diritto alla qualità della vita e della salute pubblica.


A questo punto per la nuova Amministrazione regionale del Presidente Soru diventa inderogabile far davvero partire l'Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, sottraendo i controlli ambientali alle Aziende USL, e svolgere un’indagine approfondita sui condizionamenti subiti dalle strutture preposte in materia di monitoraggi ambientali. L’Assessore Dirindin ha assicurato di voler andare fino in fondo e di voler intervenire: appare persona di parola e le crediamo, attendendo risultati concreti. Analoga indagine dovrebbe essere svolta dalla Magistratura competente, presso cui sono state inoltrate negli anni denunce circostanziate così come sono state svolte perizie ed analisi su vasta scala. Senza guardare in faccia a nessuno e chi ha sbagliato paghi, perché - ancora una volta è necessario ribadirlo - non vi può essere risanamento ambientale e sociale senza una vera giustizia.


p. Gruppo d’Intervento Giuridico
e Amici della Terra
Stefano Deliperi

sabato, novembre 26, 2005

Assemblea Gruppo d'intervento giuridico

Ricevo e pubblico volentieri

ASSEMBLEA 2005 DEL GRUPPO D’INTERVENTO GIURIDICO
Si è svolta venerdi 25 novembre 2005 l’assemblea annuale dell’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico alla quale hanno partecipato i soci iscritti per l’anno 2005.

Il numero degli aderenti è ormai consolidato ben oltre i 270 soci, mentre riveste particolare interesse l’attività svolta nel corso del 2005 e descritta nella relazione consuntiva approvata all’unanimità: ben 103 azioni legali ed iniziative varie a tutela delle coste, 17 a salvaguardia di stagni e zone umide, 18 in materia di gestione dei rifiuti, 30 in tema di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, 15 in difesa degli "altri" animali e 85 a salvaguardia del patrimonio archeologico e culturale, dei boschi e del territorio.

Un complesso di 268 azioni legali ed iniziative di sensibilizzazione - interamente autofinanziate e spesso condotte insieme ad altre realtà associative, in particolare con gli Amici della Terra - che hanno visto in ben 221 casi (cioè l’82,46 %) l’intervento fattivo e concreto delle amministrazioni pubbliche competenti e della magistratura. Azioni ed iniziative che hanno spaziato dalla salvaguardia delle coste (es. Chia e Piscinnì di Domus de Maria, Is Arenas di Narbolìa, Porto Conte di Alghero, Poetto a Cagliari, Villa Certosa ad Olbia, base U.S. Navy di S. Stefano, Porto Pino a S. Anna Arresi, ecc.) alla pianificazione territoriale paesistica (es. proposte in materia di pianificazione, istituzione della Conservatoria delle coste, ecc.), dalla gestione dei rifiuti (es. raccolta differenziata nelle realtà urbane, progetti discariche di Nuraxi Figus di Gonnesa, ecc.) alle varie forme di inquinamento (es. centrale ENEL di Via Aosta a Cagliari, zona "a rischio di crisi ambientale" del basso Sulcis, ecc.), alla salvaguardia del patrimonio archeologico (es. necropoli di Tuvixeddu a Cagliari), dei centri storici (es. progetto di mobilità meccanizzata di Castello a Cagliari) e delle aree boscate (es. progetti opere di "difesa del suolo" sul Gennargentu, progetti di varie centrali eoliche, ecc.), alla tutela degli "altri" animali (es. contro la caccia in deroga, ecc.).

Azioni che, in campo giurisdizionale, si sono giovate della preziosissima opera, competente, disinteressata ed appassionata, di diversi professionisti legali (in ordine meramente alfabetico: prof. avv. Gianluigi Falchi, avv. Carmela Fraccalvieri, avv. Guendalina Garau, avv. Carlo Augusto Melis Costa, avv. Rosalia Pacifico) che non si finirà mai di ringraziare. Senza naturalmente dimenticare le iniziative divulgative quali l’annuale Corso di diritto ambientale, unica realtà similare in Sardegna giunta ormai alla tredicesima edizione (è in preparazione la quattordicesima) con un complesso di oltre 600 partecipanti, ed il dibattito sul nuovo Codice dei beni culturali e del paesaggio, il condono e la pianificazione territoriale con la predisposizione dei relativi Atti promosso insieme a Magistratura Democratica. Poi conferenze-stampa, convegni e seminari, la promozione del turismo "eco-compatibile", l’istituzione delle aree protette, la "battaglia" per la corretta gestione della risorsa idrica. L’esperimento, fra i pochissimi nel panorama generale, della promozione insieme a tante realtà associazionistiche, del Forum ambientale di Cagliari quale luogo di informazione e promozione della partecipazione dei cittadini alla gestione della res publica.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico è divenuto, quindi, un soggetto fortemente inserito nella realtà regionale con caratteristiche innovative ed incisive per la salvaguardia dei valori ambientali e la promozione dei diritti civili attraverso l’utolizzo accorto dello "strumento diritto". Nel corso dell’assemblea sono state rinnovate le cariche sociali per il biennio 2006 - 2007: sono stati riconfermati Stefano Deliperi (presidente), Bruno Caria, Gian Carlo Fantoni, Rita Pirino e Antonello Fruttu (consiglio direttivo).
Adesso attende il Gruppo d’Intervento Giuridico un nuovo anno di ancora forte impegno e decisa attività, sempre in favore dell’ambiente e dei diritti civili.
p. Gruppo d’Intervento Giuridico
Stefano Deliperi

venerdì, novembre 25, 2005

Primarie a Cagliari: un impegno leale

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO
Dei candidati alle primarie Gianni Loy e Tonino Serra

All’indomani della decisione di Tonino Serra, consigliere comunale della Margherita, di presentare la propria candidatura per le primarie del Centro sinistra che si svolgeranno il prossimo 29 gennaio, si è svolto un incontro tra lo stesso Tonino Serra e Gianni Loy, che aveva ufficialmente annunciato la propria candidatura alle primarie già da diverse settimane.
Gianni Loy e Tonino Serra che al momento, in attesa che vangano presentate altre candidature, sono gli unici due candidati per le primarie del Centro sinistra, hanno concordato sull’essenziale valore delle primarie per la selezione del candidato sindaco del Centro sinistra ed hanno assicurato non solo lo svolgimento di una leale campagna elettorale, ma anche l’impegno a sostenere con il massimo impegno il candidato che riuscirà vincitore alle primarie nella successiva fase della campagna elettorale.
Tale impegno, ovviamente, vale per tutti coloro che, nei prossimi giorni, annunceranno la propria candidatura per le primarie.
Gianni Loy e Tonino Serra hanno ribadito che l’impegno primario di tutti i concorrenti è quello di condurre il Centro sinistra al governo della città di Cagliari per interrompere una lunga stagione di governo del Centro destra che ha peggiorato sensibilmente tutti gli indici di vivibilità della città.
Gianni Loy e Tonino Serra, inoltre, auspicano che le primarie costituiscano un grande momento di dibattito che consenta ai cittadini di appassionarsi alla politica e di prepararsi al momento elettorale del prossimo maggio con il massimo di consapevolezza.
Perché ciò accada, è necessario che le primarie costituiscano un momento alto di discussione, che veda i candidati confrontare i rispettivi punti di vista in assemblee popolari e consentire agli elettori, su tale base, di esprimere le loro preferenze. A tal fine, è necessario, prima di tutto, che si tratti di un momento di vera partecipazione, che si tratti, in sostanza, di primarie vere e intense, nelle quali i legittimi accordi tra le forze politiche che le hanno indette, non trasformino una occasione nella quale si chiede ai cittadini di scegliere il prossimo candidato, in una manifestazione nella quale, invece, si chieda loro di ratificare una scelta sostanzialmente già fatta.
Primarie aperte, leale partecipazione dei candidati , ampio dibattito popolare ed impegno di tutti i candidati a costituire l’ossatura della squadra che sarà impegnata nei prossimi mesi nella difficile campagna elettorale per la città di Cagliari, costituiscono, in definitiva i punti di riferimento principali per l’esperienza che il Centro sinistra, con le primarie, si avvia a compiere per la prima volta nella città di Cagliari.
Sulla base di questi principi Gianni Loy e Tonino Serra hanno ribadito l’impegno ad un confronto leale e ad una successiva collaborazione nella consapevolezza di quale sia il vero obbiettivo della campagna.

Per ulteriori precisazioni

Gianni Loy: 3290277023
Tonino Serra: 3290277038


Gianni Loy e Tonino Serra

giovedì, novembre 24, 2005

Altri scempi a Piscina Rey?


Ricevo e pubblico volentieri
CEMENTO A PISCINA REY? MA NON BASTANO GLI SCEMPI FATTI?

I cantieri a Bellavista, sulla collina di Costa Rey, a Muravera, sono sempre più un triste "alveare" dominato dal cemento. Era ovvio, scontato.

Quando un Comune, come quello di Muravera, fra gli anni ?60 e ?70 del secolo scorso ha svenduto illegittimamente centinaia di ettari ad uso civico su quelle coste per far giungere l'agognato turismo a base di villette e mattoni che cosa ci si poteva aspettare?

Gli imprenditori belgi, in buona parte provenienti dall'appena indipendente Zaire, l'ex Congo belga, fecero quello che sapevano. Lucrare.

E costruirono sulla costa ed in collina, per vendere. Spesso senza le necessarie opere di urbanizzazione, tanto a questo avrebbero pensato le amministrazioni pubbliche. Privatizzare gli utili e pubblicizzare le perdite, non è soltanto uno slogan... E, nel tempo, ottenevano le varie autorizzazioni per costruire in ogni dove.

Per chi fosse stato distratto, negli anni scorsi, quasi esclusivamente le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico cercarono di opporsi nelle necessarie sedi legali a questa marea montante di cemento: davanti al Commissario per gli usi civici fermarono (1996) il tentativo di "legittimazione" delle occupazioni abusive del demanio civico sostenuto dal Comune di Muravera, consentirono alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari, grazie al prezioso lavoro del pubblico ministero dott. Paolo De Angelis, di aprire indagini sulle svendite illegittime di terreni ad uso civico a fini speculativi. Arrivò la legge regionale n. 18 del 1996 per aprire la porta alle "sclassificazioni" dei terreni edificati abusivamente sui demani civici e a salvare notai curiosamente distratti ed imprenditori, nonché incolpevoli acquirenti.

Ma arrivarono anche le ruspe per demolire complessi abusivi a Piscina Rey in seguito a sentenze penali passate in giudicato (2001). E giunsero in questi ultimi anni anche i dovuti atti di recupero di centinaia di ettari al demanio civico di Muravera. Vogliamo forse dimenticarlo? Oggi l'amministrazione comunale di Muravera, guidata dal sindaco Salvatore Piu vuole porre un freno all'edificazione sulla collina di Costa Rey, anche se si tratta di cantieri regolarmente autorizzati? Benissimo, la strada è piuttosto in salita, ma, se desidera, possiamo dargli una mano.

Ma se la "soluzione" prospettata è quella di trasferire i diritti di edificazione sulla costa di Piscina Rey, tutelata anche dalla presenza dei diritti di uso civico, può pure scordarselo: i diritti di uso civico sono imprescrittibili, non soggetti ad usucapione e inalienabili. Il rimedio sarebbe peggiore del male: degradare con cemento e cazzuola un tratto di costa ancora sostanzialmente abbastanza integro. Di scempi ne sono stati già fatti abbastanza?..


p. Gruppo d'Intervento Giuridico

e Amici della Terra


Stefano Deliperi

mercoledì, novembre 23, 2005

La Maddalena. Flying home


Ricevo e pubblico volentieri

BASE U.S. NAVY DI LA MADDALENA, TUTTI A CASA ?

Secondo notizie fornite da tutti i mezzi d'informazione, il Ministro della difesa on. Antonio Martino avrebbe concordato con il Segretario alla difesa statunitense Donald Rumsfeld il trasferimento fuori dal territorio nazionale della base U.S. Navy di appoggio del naviglio a propulsione nucleare dell'Arcipelago della Maddalena sull'Isola di S. Stefano, in tempi e modalità da stabilire in futuro.

Esponenti politici ed amministratori locali gioiscono. Tempi e modi non sono previsti e, quindi, si può supporre che per un bel po' continuerà la singolare "anomalia" di un'area protetta con base "nucleare". E', comunque, un primo passo per fare un po' di chiarezza.

Ricordiamo che lo scorso 18 ottobre Commissione europea, nell'ambito della procedura di infrazione (art. 226 trattato U.E.), ha annunciato di aver inviato una lettera di "costituzione in mora" all'Italia a causa della mancata informazione (art. 10 del trattato U.E.) riguardo il progetto di ampliamento della base U.S. Navy dell'Arcipelago della Maddalena: la Commissione, infatti, su ricorsi (ottobre 2003, aprile 2004, ottobre 2005) delle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico e su interrogazioni parlamentari dell'on. Monica Frassoni (co-presidente del gruppo Verdi/A.L.E. al Parlamento europeo), ha inviato ben due richieste di informazioni (maggio e luglio 2005) senza ricevere alcuna risposta dal Governo italiano.

Secondo la Commissione (e gli ecologisti) "L'intervento è suscettibile di avere un impatto significativo sulla zona di conservazione dell'Arcipelago della Maddalena, che l'Italia ha proposto come sito da includere nella rete Natura 2000 di siti di conservazione istituita dalla direttiva Habitat".

Nei mesi scorsi era pervenuta risposta da parte della Commissione europea (26 gennaio 2005) all'interrogazione parlamentare E-2460/04IT esperita dall'on. Monica Frassoni, presidente del gruppo Verdi/A.L.E. al Parlamento europeo in relazione al primo lotto dei lavori di ampliamento (volumetria complessiva di 52.000 metri cubi) della base U.S. Navy dell'Arcipelago della Maddalena sull'Isola di S. Stefano e la realizzazione di altri lavori per il personale (alloggi, servizi, ecc.) in varie zone dell'Isola di La Maddalena.

La Commissione europea, tramite il Commissario all'ambiente Dimas, aveva confermato che i detti lavori sarebbero dovuti essere preceduti perlomeno dalla vincolante procedura di valutazione di incidenza ambientale, infatti, "il progetto di cui sopra potrebbe avere ripercussioni sul pSIC "Arcipelago La Maddalena" (ITB010008). La Commissione ha pertanto inviato all'Italia una richiesta di informazioni in merito all'applicazione della direttiva 92/43/CEE al progetto in questione".

Già il 10 dicembre 2003 la commissaria all'ambiente Wallström rispose alla precedente interrogazione E-3157/03IT dell?on. Frassoni affermando che i detti lavori sarebbero dovuti essere preceduti perlomeno dalla vincolante procedura di valutazione di incidenza ambientale.

Tale ampliamento, nonostante interessi un arcipelago tutelato con vincolo paesaggistico, rientrante in un proposto sito di importanza comunitaria e in un parco nazionale, non è stato preventivamente sottoposto ai vincolanti procedimenti di valutazione di impatto ambientale né di valutazione di incidenza ambientale, in palese contrasto con la normativa comunitaria in materia e con la normativa nazionale di attuazione. Si ignora, inoltre, se siano state conseguite le necessarie autorizzazioni riguardo la normativa di tutela paesaggistica.

E' semplicemente scandaloso che una base militare non in disponibilità delle Forze armate nazionali né rientrante nel dispositivo di difesa N.A.T.O. e, per giunta, situata in un parco nazionale venga ampliata senza che nemmeno si conoscano pubblicamente i termini della sua legittima installazione, risalente ad un accordo del 1972 mai ratificato dal Parlamento In proposito, le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d?Intervento Giuridico hanno inoltrato una serie di esposti (ottobre 2003, aprile 2004, ottobre 2005) alle pubbliche amministrazioni competenti, agli Organi comunitari ed alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tempio Pausania riguardo l?inizio dei lavori di ampliamento. L?U.S. Navy se ne andrà prima della conclusione degli accertamenti ?

p. Gruppo d'Intervento Giuridico

e Amici della Terra


Stefano Deliperi

Le villette dello stagno di Porto Pino in Pretura

Ricevo e pubblico volentieri


VILLETTE NELLO STAGNO DI PORTO PINO ? A PROCESSO !

La lottizzazione abusiva nello Stagno di Porto Pino (S. Anna Arresi), già posta sotto sequestro dopo le denunce ecologiste e le indagini della magistratura e del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, andrà in giudizio.

Le 45 unità immobiliari (36 villette + 9 strutture commerciali) quasi completate sull'Isoletta di Corrumanciu, nel bel mezzo dello Stagno di Porto Pino, non sono mai state autorizzate sotto il profilo della tutela paesaggistica (decreto legislativo n. 42/2004, già decreto legislativo n. 490/1999 e legge n. 431/1985).

Infatti, l'Isoletta di Corrumanciu ricade entro lo Stagno di Porto Pino, appartenente al demanio marittimo (artt. 822 e ss. cod. civ.) e direttamente comunicante con il mare: è, quindi, tutelata con vincolo paesaggistico (art. 142, comma 1°, lettera a, del decreto legislativo n. 42/2004 e già nella normativa previgente), come esplicitamente chiarito dalla circolare Ass.to reg.le P.I. e BB.CC. - Ufficio centrale tutela paesaggio n. 16210 del 2 luglio 1986, approvata dalla Giunta regionale con deliberazione del 24 giugno 1986 ("le sponde degli stagni, ove questi ultimi appartengano al demanio marittimo, rientrano nella categoria dei territori vincolati paesisticamente dall?art. 1, primo comma, lett. a), della l. 431", circ. cit., paragr. 1).

Pertanto si tratta di abusi edilizi, come aveva confermato l'Assessorato regionale della pubblica istruzione e beni culturali - Servizio tutela del paesaggio di Cagliari (nota prot. n. 4008 del 24 maggio 2004). Per giunta in una zona umida costiera estremamente importante sotto il profilo ambientale e naturalistico, tanto da esser stata individuata quale proposto sito di importanza comunitaria (pSIC) "Porto Pino" (codice ITB00060) ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali. Con provvedimento del 25 ottobre 2004 il complesso edilizio era stato posto sotto sequestro penale (art. 321 cod. proc. pen.) da parte del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari.

Sequestro confermato da ordinanza Tribunale penale di Cagliari (sez. II) n. 61/04 del 12 novembre 2004. Il G.U.P. dott.ssa Ermengarda Ferrarese, nell'udienza tenutasi questa mattina, ha accolto l'istanza di costituzione di parte civile avanzata dall'avv. Carmela Fraccalvieri per conto delle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico, autrici delle azioni legali che hanno dato avvio agli accertamenti di legge condotti dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale - Ispettorato ripartimentale di Iglesias e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari.

Inoltre, su richiesta del pubblico ministero dott. Daniele Caria ha disposto il rinvio a giudizio di Monti Francesco, amministratore delegato della Isolotto Immobiliare s.r.l., Pilloni Fulvio, direttore dei lavori, e di Granella Massimo Paolo, responsabile dell'Area tecnica del Comune di S. Anna Arresi, per le ipotesi di reato di cui agli artt. 110 cod. pen., 181 del decreto legislativo n. 42/2004, mentre Granella Massimo Paolo anche per l?ipotesi di reato di cui all?art. 323 cod. pen. Alla prossima udienza del 15 febbraio 2006 sarà verificata l?eventuale intervenuta estinzione del reato di cui all?art. 1161 cod. nav. per oblazione. L?apertura della fase dibattimentale è, invece, fissata per il prossimo 20 febbraio 2006 davanti al Tribunale di Cagliari, 1^ Sezione.

p. Gruppo d'Intervento Giuridico

e Amici della Terra

Stefano Deliperi

Per una società senza galere

Ricevo e pubblico volentieri

DUE GIORNI DI MOBILITAZIONE A CAGLIARI

25- 26 NOVEMBRE

Il 30 novembre inizia a Roma il processo contro le/i nove compagne e
compagni della cosiddetta "operazione Cervantes". L'accusa è associazione
sovversiva con finalità di terrorismo (art. 270 bis). Questa data
rappresenta l'inizio di una serie di processi intentati da numerose procure
(Roma, Viterbo, Pisa, Lecce, Cagliari e Bologna) contro il movimento
anarchico e rivoluzionario.

Anche in Sardegna sono diverse le indagini in corso che coinvolgono decine
di compagne e compagni. A Maggio "l'operazione Fraria" comportò: sette
arresti, decine di denunce e un centianio di persone coinvolte nelle
perquisizioni.

In seguito alla grave situazione che si sta verificando nello stato
italiano, dovuta alle continue provocazioni poliziesche e all'uso disinvolto
dei reati associativi, è stata proposta una mobilitazione internazionale in
solidarietà alle prigioniere e ai prigionieri.

A Cagliari aderiamo con due giorni di iniziative :
Venerdì 25 novembre, h. 17, ASSEMBLEA, atrio facoltà di Lettere (per: fare
il punto della situazione, discutere successive mobilitazioni, raccogliere
fondi per le/i comapagne/i dell'operazione Cervantes)
Sabato 26 novembre, h. 17, PRESIDIO, fronte carcere di Buoncammino.

Siamo consapevoli del fatto che I mezzi usati contri le compagne e i
compagni sono gli stessi che vengono usati quotidianamente per reprimere le
classi subalterne.

Per una società senza galere. TUTTI/E LIBERI/E

domenica, novembre 13, 2005

I disabili sardi in piazza, a Montecitorio

Le persone con disabilità sarde, insieme a tutto il movimento associazionistico italiano scenderanno in piazza martedì 15 novembre davanti a Palazzo Montecitorio per manifestare contro provvedimenti e politiche - messi in atto dall'attuale governo - che si riflettono in modo profondamente negativo sulla loro vita e sulla qualità a cui essa potrebbe aspirare

La manifestazione promossa dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap) per martedì 15 novembre (Piazza Montecitorio, ore 11) intende dar voce a un disagio e a un malessere da molto tempo segnalati e in crescita, rispetto a determinate politiche nazionali, di carattere economico e sociale, legate alla realtà della disabilità.

Le persone con disabilità, quindi, scenderanno in piazza spinte dall’intenzione, ma soprattutto dalla necessità, di difendere i propri diritti violati e di far capire che il mancato rispetto di tante promesse e di princìpi importanti lede in primo luogo la loro stessa dignità.

Marco Espa, del direttivo nazionale della Fish, dichiara che "anche in Sardegna siamo fortemente preoccupati della mancata erogazione alla nostra regione del 50% delle risorse 2005 per le politiche sociali, gia stanziate" e il recente provvedimento annunciato nella manovra 2006 noto come bonus per le famiglie delle persone con disabilità "non è altro che una tantum che non sosterrà le famiglie dai compiti di cura delle persone con situazioni estreme, che durano tutta la vita. Le famiglie chiedono servizi personalizzati, non prebende occasionali. Ci vuole una riforma strutturale (come il fondo per la non autosufficienza, respinto più volte dal Governo Berlusconi), non una occasionale elemosina."


Al loro fianco, martedì, ci saranno anche tutti coloro che sostengono queste battaglie e che si pongono come obiettivo primario nella vita quello di difendere le libertà inviolabili e i diritti fondamentali dell’uomo, senza distinzione alcuna.

Tutti assieme, quindi, protesteranno contro:
- la paventata tassazione delle indennità di accompagnamento;
- i tagli alla spesa sociale;
- i tagli alla scuola;
- l'assenza di politiche attive per il lavoro;
- i tagli ai fondi per l’eliminazione delle barriere architettoniche;
- il mancato rispetto di tutti quegli impegni assunti dal Governo nel corso del 2003, Anno Europeo delle Persone Disabili.

Una manifestazione, però, non solo contro.
Il 15 novembre, infatti, sarà anche l'occasione per riaffermare, in relazione alla disabilità, quali siano - per chi ancora si ostini a non volerli vedere - gli essenziali diritti da difendere, rispetto ai quali vanno presi i provvedimenti più urgenti.
Si parla del diritto a vivere una vita senza discriminazioni e con uguaglianza di opportunità all’interno della società, del diritto ad un sistema sociale e dello sviluppo basati sul pieno rispetto dei principi sanciti dagli articoli 3 e 38 della Costituzione Italiana, ma anche del diritto ad una pensione di invalidità più giusta degli attuali 253,35 euro al mese (tredicesima compresa).


La locandina ufficiale della Manifestazione è disponibile cliccando qui.
Alla FISH aderiscono:
ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi)
ADV (Associazione Disabili Visivi)
AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici)
AICE (Associazione Italiana Contro l'Epilessia)
AIPD (Associazione Italiana Persone Down)
AISA (Associazione Italiana lotta alle Sindromi Atassiche)
AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla)
AISTOM (Associazione Italiana Stomizzati)
ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Disabili Intellettivi e Relazionali)
ANGSA (Associazione Nazionale Genitori di Soggetti Autistici)
ANICI (Associazione Nazionale Invalidi Civili e Cittadini Anziani)
ANIEP (Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti Civili e Sociali degli Handicappati)
ANPVI (Associazione Nazionale Privi della Vista ed Ipovedenti)
APRI (Associazione per la Ricerca Italiana sulla Sindrome di Down, l'Autismo e il Danno Cerebrale)
Associazione Istituto Antonio Riccoboni
Associazione Italiana Sindrome X-Fragile
Autismo Italia
Comunità di Capodarco
CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità)
Coordinamento Nazionale Associazioni Trauma Cranico
DPI (Disabled Peoples' International) Italia
FAIP (Federazione Associazioni Italiane Para-Tetraplegici)
Federhand (Federazione Regionale Campana delle Associazioni degli Handicappati e delle loro Famiglie)
FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi)
FISH Calabria
FISH Emilia Romagna
FISH Lazio
FISH Molise
FISH Piemonte
FISH Sardegna
FISH Sicilia
FISH Umbria
LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità)
Lega Arcobaleno
LNDLH (Lega Nazionale per il Diritto al Lavoro degli Handicappati)
MoVI (Movimento di Volontariato Italiano)
ONMIC (Opera Nazionale Mutilati Invalidi Civili)
Retina Italia (Federazione Italiana per la Lotta alla Retinite Pigmentosa)
UFHa (Unione Famiglie Handicappati)
UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare)
UNMIC (Unione Nazionale Mutilati Invalidi Civili)

ROMA – 15 NOVEMBRE 2005 - ore 11

PIAZZA MONTECITORIO

LE PERSONE CON DISABILITA’ SONO IN PIAZZA

CONTRO

1 LA PAVENTATA TASSAZIONE DELLE INDENNITA’ DI ACCOMPAGNAMENTO che ridurrebbe l’unica fonte certa di assistenza alle persone con disabilità più grave

2 LE PENSIONI DI INVALIDITA’ DA SEMPRE AL DI SOTTO DELLA SOGLIA DI POVERTA’ che sono pari a 253,35€ al mese, tredicesima compresa

3 I TAGLI ALLA SPESA SOCIALE che dimezzano il fondo sociale, e tagliano i finanziamenti ai Comuni e Regioni col risultato di impedire nuovi accessi all’assistenza domiciliare, per la vita indipendente e per il “dopo di noi”, di pagamenti ritardati di mesi per i servizi diurni, e persino dimezzare tirocini lavorativi

4 I TAGLI ALLA SCUOLA sia per l’insegnante di sostegno che per l’eliminazione delle barriere architettoniche con buona pace dell’integrazione e soprattutto scaricando l’onere solo sulla famiglia

5 I TAGLI AI FONDI PER LA ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE che da ben 4 anni garantivano la possibilità di adeguare la propria abitazione e quindi non esserne prigioniero

6 L’ACCANIMENTO SULLE PERSONE CON DISABILITA’ IN NOME DI PRESUNTE POLITICHE DI RIGORE E CONTROLLO ovvero le iniziative contro i cosiddetti e “falsi invalidi” e le gare di acquisto per gli ausili che standardizzano l’erogazione di prodotti su livelli di infima qualità

7 L’ASSENZA DI POLITICHE ATTIVE PER IL LAVORO che definiscano e promuovano concretamente l’incontro tra domanda e offerta, percorsi di integrazione scuola-lavoro, coordinamento con le politiche di inclusione sociale che ievitino tentativo di reintrodurre condizioni emarginali improduttive e segreganti

8 IL MANCATO RISPETTO DI IMPEGNI ASSUNTI DAL GOVERNO NEL CORSO DELL’ANNO 2003 – ANNO EUROPEO DELLE PERSONE CON DISABILITA’ tra cui: innalzamento delle pensioni, determinazione dei livelli essenziali di assistenza, riforma dei criteri di accertamento e delle procedure per l’invalidità civile



LE PERSONE CON DISABILITA’ SONO IN PIAZZA

PER

RIAFFERMARE IL DIRITTO DI VIVERE UNA VITA DEGNA DI ESSERE VISSUTA SENZA DISCRIMINAZIONI E CON EGUAGLIANZA DI OPPORTUNITA’ NELLA SOCIETA’ E CON LA LORO FAMIGLIA

RIAFFERMARE IL DIRITTO AD UN SISTEMA SOCIALE E DELLO SVILUPPO BASATI SUL PIENO RISPETTO DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UOMO E DEI PRINCIPI DELLA COSTITUZIONE ITALIANA ART. 3 E 38

Promossa:

FEDERAZIONE ITALIANA SUPERAMENTO HANDICAP

ABC – Associazione Bambini Cerebrolesi; ADV – Associazione Disabili Visivi; AIAS – Associazione Italiana contro l’Epilessia; AISA – Associazione Italiana per la lotta alle Sindromi Atossiche; AIPD – Associazione Italiana Persone Down; AISM – Associazione Italiana Scleroso Multipla; AISTOM – Associazione Italiana Somatizzati; ANFFAS – Associazione Nazionale Famiglie di disabili intellettivi e relazionali; ANPVI – Associazione Nazionale Privi della Vista ed Ipovedenti; ANGSA – Associazione Nazionale Genitori di Soggetti Artistici; ANICI –Associazione Nazionale Invalidi Civili; ANIEP – Associazione per la promozione e la difesa dei diritti civili e sociali delle persone handicappate; APRI – Associazione per la Ricerca Italiana sulla Sindrome Down, Autismo e danno cerebrale; Associazione Italiana Sindromi “X-Fragile”; AUTISMO ITALIA; Comunità Capodarco; CND – Consiglio Nazionale Disabilità; Coordinamento Nazionale Associazioni trauma Cranico; DPI ITALIA; FAIP – Federazione Associazioni Italiane Paraplegici; FEDERHAND – Federazione Associazioni Handicappati Regione Campania; FIADDA – Famiglie Italiane Associate Difesa Diritti Audiolesi; FISH CALABRIA; FISH SICILIA; FISH VENETO; FISH LAZIO; FISH EMILIA-ROMAGNA; FISH PIEMONTE; FISH UMBRIA; FISH SARDEGNA; FISH MOLISE; LEDHA – Lega Nazionale Diritti Lavoro Handicappati; MOVI – Movimento per il Volontariato italiano; ONMIC – Opera Nazionale Mutilati Invalidi Civili; RETINA ITALIA – Federazione Italiana Associazioni di Retinite Pigmentosa; UFHA –Unione Famiglie Handicappati; UILDM – Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare; UNMIC –Unione Nazionale Mutilati Invalidi Civili

giovedì, novembre 10, 2005

L'Unione europea interviene sulla caccia in deroga


CACCIA IN DEROGA: L'UNIONE EUROPEA INIZIA A PRESENTARE IL CONTO,
CHI PAGHERA' IL SERVILISMO VERSO I CACCIATORI ?


La Commissione europea (Direzione generale ambiente) ha comunicato (nota n. ENV A2/LCI/ac D 2005 21724 del 19 ottobre 2005) di aver inviato una "lettera di messa in mora" in data 18 ottobre 2005 sul rispetto delle direttive comunitarie in materia di tutela della fauna (direttiva n. 79/409/CEE e direttiva n. 92/43/CEE) in relazione alla c. d. caccia in deroga prevista dalla Regione autonoma della Sardegna con la legge regionale n. 2 del 13 febbraio 2004 ex art. 9 della direttiva n. 79/409/CEE (istituto attuato in Italia con la legge n. 221/2002) e con il decreto Assessore difesa ambiente n. 3/V del 18 febbraio 2004 che ha autorizzato tale forma di caccia per quattro giornate a fine del febbraio 2004 ai danni di passero, passera mattugia, storno e tordo con la possibilità di abbattimento potenziale di ben 6.000.000 di esemplari da parte dei circa 50.000 cacciatori sardi con la patetica motivazione che avrebbero provocato danni imprecisati al mirto, senza alcuna preventiva valutazione tecnico-scientifica. In sostanza, vi è stata una semplice richiesta dell'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale (nota prot. n. 296/Gab. del 13 febbraio 2004). La legge regionale n. 2/2004 risulta violare le direttive n. 79/409/CEE, n. 85/411/CEE e n. 91/244/CEE prevedendo la c. d. caccia in deroga in danno di tutte le "specie di fauna omeoterma" senza alcuna distinzione, senza alcun parere tecnico-scientifico dell?Istituto nazionale per la Fauna Selvatica (I.N.F.S.), prescritto dagli artt. 9 della direttiva n. 79/409/CEE e 19 bis della legge n. 157/1992 come introdotto dalla legge n. 221/2002 (vds. sentt. Corte cost. n. 135/2001, n. 53/2000, n. 272/1996, n. 248/1995, n., 35/1995). Il decreto assessoriale n. 3/V del 18 febbraio 2004 ha violato ancor più pesantemente la normativa comunitaria in materia, prevedendo la c. d. caccia in deroga senza aver esperito alcun rimedio alternativo, senza dimostrare i pretesi danni alle coltivazioni agricole, coinvolgendo specie avifaunistiche già oggetto dell'ordinaria stagione venatoria appena conclusa, autorizzando prelievi venatori potenziali tutt'altro che modesti e marginali in pieno periodo migratorio prenuziale e riproduttivo, in palese spregio della giurisprudenza della Corte di Giustizia in tema (vds. sentenze 16 ottobre 2003, causa C-182/02; 7 dicembre 2000, causa C-38/99; 19 gennaio 1994, causa C-435/92; 17 gennaio 1991, causa C-157/89). Inoltre, la relazione I.N.F.S. n. 2573/2004 ha esplicitamente escluso la sussistenza delle condizioni ecologiche-naturalistiche per la c. d. caccia in deroga nel caso della normativa sarda. In realtà, come appare evidente, mediante il meccanismo procedurale della c. d. caccia in deroga la Regione autonoma della Sardegna sembra essersi preoccupata esclusivamente di aggirare per l?ennesima volta il divieto di prolungamento della stagione venatoria oltre il termine ultimo del 31 gennaio, stabilito dalle direttive n. 79/409/CEE, n. 85/411/CEE e n. 91/244/CEE, dalla legge n. 157/1992 (artt. 18 e 30) e dalla medesima legge regionale n. 23/1998 e confermato dalla giurisprudenza costituzionale costante (vds. sentt. Corte cost. n. 311/2003, n. 227/2003, n. 226/2003, n. 536/2002, n. 323/1998, n. 272/1996, n. 35/1995, n. 577/1990, n. 1002/1988) nonché da numerosissime pronunce dei Giudici amministrativi.

In particolare, "la Commissione ha contestato all?Italia (quale Stato membro, n.d.r.) il fatto che nella Regione Sardegna sia in vigore una normativa regionale sulla autorizzazione alle deroghe al regime di protezione degli uccelli selvatici che non rispetta alcuni principi e condizioni stabiliti dall?articolo 9 della direttiva 79/409/CEE". In sostanza, un demagogico appiglio per ubbidire all?arrogante pretesa delle parti più retrive del mondo venatorio che crede che andare a caccia a febbraio sia il problema principale della Sardegna. Le associazioni ecologiste Amici della Terra, Lega per l'Abolizione della Caccia, L.A.V., Movimento U.N.A. e Gruppo d'Intervento Giuridico hanno in proposito inoltrato specifico ricorso n. 2004/4242 (note del 13 e del 20 febbraio 2004) alla Commissione europea ai sensi dell?art. 226 del trattato U. E. Ora la Regione autonoma della Sardegna dovrà trovare qualcosa di credibile per giustificarsi davanti alle Autorità comunitarie sulle motivazioni, o meglio i "pretesti", utilizzati per consentire la c. d. caccia in deroga. Essa, infatti, viola le normative comunitarie in materia (direttiva n. 79/409/CEE e direttiva n. 92/43/CEE) nonchè la normativa nazionale vincolante (legge n. 157/1992) quando permette potenzialmente la c. d. caccia in deroga a carico di qualsiasi "specie di fauna omeoterma" che produca danni in agricoltura a mero giudizio dell'Assessore regionale della difesa dell'ambiente (sentito l'Assessore regionale dell'agricoltura) senza alcun parere di istituti tecnico-scientifici competenti in materia di gestione del patrimonio faunistico. In pratica - magari per accattivarsi i cacciatori - l'assessore di turno può - magari sotto elezioni - aprire la caccia al Cervo sardo con la scusa che mangia il foraggio.....

Si ricorda, inoltre, che le associazioni ecologiste ed animaliste Amici della Terra, Lega per l'Abolizione della Caccia, WWF, Movimento U.N.A., Legambiente, E.N.P.A. e Gruppo d'Intervento Giuridico, nonchè i rappresentanti ecologisti nei Comitati regionale e provinciali faunistici di Cagliari ed Oristano hanno chiesto ai Presidenti della Regione Renato Soru e del Consiglio regionale Giacomo Spissu ed all'Assessore regionale della difesa dell'ambiente Tonino Dessì (nota dell'1 dicembre 2004) di assumere tutte le necessarie iniziative legislative ed amministrative finalizzate all'abrogazione della c. d. caccia in deroga.

Ora l?Italia o, meglio, la Regione autonoma della Sardegna, ha sessanta giorni di tempo (termine ordinatorio) per abrogare le disposizioni che vìolano la normativa comunitaria pena il ricorso alla Corte di Giustizia europea ed il fondato rischio di una condanna, anche ad una pesante sanzione pecuniaria: molto probabilmente ne vedremo delle belle?..


p. Associazioni ecologiste ricorrenti


Stefano Deliperi

sabato, novembre 05, 2005

La politica e la scelta

LA POLITICA E LA SCELTA. PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI
ALLE SCELTE POLITICHE AMMINISTRATIVE


Con una folta partecipazione di cittadini, amministratori pubblici e professionisti della comunicazione si è svolto venerdi 4 novembre 2005 nell'ambito dell'iniziativa "L'Isola Ecologica" presso il Palazzo dei Congressi della Fiera di Cagliari l'incontro-dibattito "La Politica e la scelta. Partecipazione dei cittadini alle scelte politiche amministrative".

Il confronto, promosso dal Forum Ambientale di Cagliari, aveva quale obiettivo far conoscere modalità e potenzialità della partecipazione dei cittadini alla gestione della "cosa pubblica" e l'opportunità per le pubbliche amministrazioni di far tesoro di proposte ed energie "provenienti dal basso" per attuare politiche del territorio più efficaci e condivise.

Il compito di presentare strumenti della partecipazione e processi utilizzabili, in primo luogo le Agende 21, è stato svolto con estrema chiarezza e puntualità da Serenella Paci, esperta di tecniche della partecipazione, mentre Stefano Deliperi, presidente del Gruppo d'Intervento Giuridico, ha avuto il ruolo inconsueto del moderatore-pungolatore di riflessioni e considerazioni. Due gli amministratori pubblici chiamati ad ascoltare richieste e critiche di semplici cittadini ed esponenti di comitati civici e ad esporre i propri intendimenti: l'assessore all'urbanistica e verde pubblico del Comune di Cagliari Gianni Campus e il consigliere comunale cagliaritano ed assessore provinciale alle attività produttive Piero Comandini.

Ed i temi di confronto non sono certo mancati. Dalla visione generale del rapporto cittadini - amministratori alla scarsa informazione diffusa sui programmi, dagli impianti produttivi di inquinamento elettromagnetico al verde pubblico. Numerosi gli interventi di cittadini ed amministratori. Tra questi, Marta Battaglia ha portato l?esperienza positiva del coinvolgimento della popolazione di Cecina (Toscana) in un processo di Agenda 21 che ha portato ad una "programmazione partecipata" della fruizione del territorio comunale, Roberto Cordeddu ha invece ripercorso le vicende che hanno coinvolto il quartiere del Sole contro l?installazione dell?ennesimo ripetitore per telefonìa mobile in città.

Importante quanto accorata l'autocritica di Ivana Dettori, ex consigliere regionale, sulla insufficiente "cultura della partecipazione" propria degli amministratori pubblici, tematica evidenziata anche dal consigliere comunale cagliaritano Paolo Frau (). Aspetti che è sembrato cogliere anche l?assessore comunale all'urbanistica e verde pubblico Gianni Campus, il quale ha sottolineato la poca capacità delle strutture tecnico-amministrative di accogliere istanze provenienti dai residenti, l?eccessiva durata dei processi di elaborazione di atti di pianificazione e di programmazione, con il risultato di farli nascere già superati, nonché la ridotta capacità di dialogo delle stesse pubbliche amministrazioni.

Piero Comandini, nella sua doppia veste di consigliere comunale di opposizione e di assessore provinciale, ha pienamente convenuto sul netto ritardo degli enti locali nel favorire processi di coinvolgimento attivo dei cittadini nelle scelte importanti sul territorio.

Punto rimarcato in diversi interventi che hanno fatto trasparire una "voglia di partecipazione", di "poter dire la propria opinione e di farla pesare" che contrastano con la solita immagine del cagliaritano che si lamenta ma non va oltre. Ormai i tempi sembrano proprio maturi perché la partecipazione dei cittadini alla gestione della "cosa pubblica" non sia più un mero slogan elettorale e, inoltre, inizi il prima possibile.

Anche se molta strada dovranno ancora percorrere per "imparare" ad essere soggetti attivi delle proprie città. Andrea Scano, maestro elementare, ha portato forse l'esempio più bello e lungimirante: un caso di "partecipazione" realizzato in una classe elementare, dove i piccoli cittadini vengono aiutati a discutere e decidere se, per la classe, è meglio acquistare una rete per mini-volley oppure un nuovo set di gessetti colorati. E quegli alunni, una volta cresciuti, vorranno continuare a dire la loro sulle scelte comuni...

p. il Forum Ambientale di Cagliari


Simona Murroni

lunedì, ottobre 31, 2005

In marcia per la pace


6 NOVEMBRE 2005

IV MARCIA SARDA PER LA PACE GESTURI-LACONI





La Tavola Sarda della Pace è un luogo di discussione, elaborazione e coordinamento tra associazioni, comitati e organizzazioni che si oppongono alle logiche della guerra e credono nella pace e nella giustizia sociale.

La Marcia Sarda per la Pace che, come di consueto, si svolge tra Gesturi e Laconi, rappresenta l?iniziativa più importante della Tavola.



A distanza di quattro anni dalla prima Marcia Sarda per la Pace, il tragico panorama internazionale continua a offrire molti motivi di riflessione, come pure le preoccupanti vicende legate alla nostra terra.

Il titolo di questa quarta edizione



LA SARDEGNA RIPUDIA LA GUERRA E LE BASI DELLA GUERRA



intende focalizzare l?insostenibile condizione di una Sardegna asservita alle politiche di guerra: il mostruoso ampliamento della base americana a La Maddalena, il nuovo aeroporto militare a Quirra, gli imponenti giochi di guerra che devastano l?intera isola (da Teulada a Capo Frasca e a tutta la costa est) ben rappresentano l?ulteriore rafforzamento della presenza militare nell?Isola. Questa ridislocazione strategica accompagna le politiche di guerra ?infinita e preventiva? e coinvolge pesantemente non solo la Sardegna ma anche tutta la penisola italiana.

Il sopruso quotidiano si consuma nell?esproprio delle nostre risorse naturali, nella negazione del diritto democratico di controllo del nostro territorio, nella negazione dei diritti umani fondamentali alla salute e alla vita, nelle malattie o nella morte dei nostri soldati e nella disperata sofferenza delle loro famiglie.

La Marcia Sarda per la Pace guarda anche oltre il mediterraneo: in Medio Oriente, in Kurdistan, nel Sahara occidentale, in Iraq, tutti luoghi dove si consumano quotidiani soprusi e ordinarie ingiustizie su interi popoli che cercano pace, democrazia e libertà. Siamo al loro fianco, esprimiamo loro tutta la nostra solidarietà, ben sapendo che siamo tutti vittime di una guerra globale contro l'umanità.

E? una guerra fra potenti! E? combattuta dagli interessi forti che tirano le fila dell'ingiustizia e dello sfruttamento, dagli Stati che fanno le guerre, dalle organizzazioni che, per competere con essi, utilizzano strategie terroristiche.

Bisogna reagire alla guerra globale e opporsi alla costruzione di un mondo armato, di società e di economie di guerra.

Avviamo insieme una politica di pace, l?Italia ritiri le sue truppe dall?Iraq, convertiamo le industrie di armi in industrie utili per la società e rispettose del dettato costituzionale.

Ripuliamo il nostro territorio dai veleni della guerra; possiamo farlo impegnandoci per la giustizia globale, ricercando la convivenza, combattendo le discriminazioni e il razzismo, guardando l?altro come un fratello e non come un nemico.



DOMENICA 6 NOVEMBRE



marceremo per tutto questo, marceremo per dire che un mondo diverso è possibile, che vogliamo costruirne uno in cui la Sardegna, liberata dall?abietta condizione di base di guerra, realizzi la sua aspirazione di Isola di pace in un Mediterraneo e in un mondo di pace.









PROGRAMMA



Ore 08,00 - Celebrazione della Messa nella chiesa di Gesturi;

Ore 09,00 - Gesturi, partenza della Marcia;

Ore 10,30 - Arrivo a Nuragus;

Ore 12,30 - Arrivo nella borgata di Crastu e sosta per il pranzo;

Ore 14,30 - Partenza da Crastu;

Ore 15,30 - Arrivo a Laconi in P.zza Marconi, dove sono previsti alcuni interventi.





Suggeriamo ai partecipanti di portarsi il pranzo al sacco e di organizzarsi autonomamente per il rientro









Per informazioni:

samesasardadepaxi@tiscali.it






Comune di Laconi
Tel.: 0782.866221 - Fax: 0782.869579
E-mail: comunelaconi@tiscali.it

Comune di Gesturi
Tel.: 070.9369341 - Fax: 070.9369380
E-mail: comunegesturi@inwind.it

venerdì, ottobre 28, 2005

Torre delle stelle: occupazioni demaniali abusive

OCCUPAZIONI DEMANIALI ABUSIVE A TORRE DELLE STELLE: CHE SI FA ?

Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d?Intervento Giuridico hanno richiesto (nota del 25 ottobre 2005) alle pubbliche amministrazioni competenti, informandone nel contempo la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari, informazioni a carattere ambientale ed opportuni interventi in merito all?avvenuta realizzazione di interventi (recinzioni in muratura) ed occupazioni senza titolo di aree demaniali in loc. Cannesisa (area prospiciente la spiaggia compresa tra le Vie Acquario, del Cigno e Ariete), Torre delle Stelle, in Comune di Maracalagonis (CA). Già con analoghi esposti del 12 maggio e del 31 luglio 2003 avevano richiesto specifici interventi in materia. Senza esito definitivo, purtroppo. Con nota prot. n. 07/910/17854/Dem la Capitaneria di Porto di Cagliari confermava l?accertamento, in seguito a sopralluogo congiunto (19 maggio 2003) con personale dell?Agenzia del Demanio, dell?avvenuta occupazione abusiva di alcune aree del demanio marittimo con la realizzazione di opere edilizie. con nota prot. n. 6954/2002 del 16 dicembre 2002 l?Agenzia del Demanio di Cagliari comunicava ad un richiedente Privato "l?avvenuto accertamento dell?occupazione senza titolo", di cui non si conoscono ulteriori conseguenze. Con nota prot. n. 463/U.T. del 25 giugno 2003 il Comune di Maracalagonis ha risposto positivamente, con una marginale condizione, alla richiesta di parere del Servizio centrale Demanio e patrimonio dell?Assessorato regionale EE.LL., Finanze, Urbanistica (nota prot. n. 25781 del 4 giugno 2003) finalizzato al successivo rilascio delle relative concessioni demaniali, senza che sia nota l?avvenuta emanazione dei necessari provvedimenti comunali e regionali repressivi delle opere abusive e delle occupazioni sine titulo riscontrate. Si ricorda che l?area demaniale marittima (artt. 822 e ss. cod. civ.) interessata, rientrante nella fascia dei mt. 300 dalla battigia marina, è tutelata con vincolo di conservazione integrale nonché con vincolo paesaggistico. A distanza di due anni che cosa è successo ? Perché gli abusi sono ancora lì ?


p. Gruppo d?Intervento Giuridico

e Amici della Terra


Stefano Deliperi

Al Responsabile del Servizio urbanistica, gestione Cagliari, 25 ottobre 2005
del suolo e del territorio del Comune di Maracalagonis,
al Responsabile del Servizio centrale Demanio e patrimonio
dell’Assessorato EE.LL., Finanze, Urbanistica della Regione
autonoma della Sardegna,
e p. c. al Soprintendente per i B.A.P.P.S.A.D. per
le Province di Cagliari ed Oristano,
al Direttore dell’Agenzia del Demanio di Cagliari,
al Comandante la Capitaneria di Porto di Cagliari,
al Responsabile del Settore Vigilanza Edilizia di Cagliari
dell’Assessorato EE.LL., Finanze, Urbanistica della
Regione autonoma della Sardegna,
al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale
di Cagliari,


Oggetto: richiesta opportuni interventi riguardo realizzazione interventi ed occupazioni aree demaniali loc. Cannesisa-Torre delle Stelle – Comune di Maracalagonis (CA). Seguito esposti del 12 maggio 2003 e del 31 luglio 2003.


Il sottoscritto dott. Stefano Deliperi, in nome e per conto del Gruppo d’Intervento Giuridico e per conto degli Amici della Terra, elettivamente domiciliato presso la sede delle dette Associazioni ecologiste (Via Cocco Ortu, 32 – 09128 Cagliari – telefono e fax 070/490904),

PREMESSO CHE

- già con nota del 12 maggio 2003 le scriventi Associazioni ecologiste richiedevano informazioni a carattere ambientale ed opportuni interventi in merito all’avvenuta realizzazione di interventi (recinzioni in muratura) ed occupazioni senza titolo di aree demaniali in loc. Cannesisa (area prospiciente la spiaggia compresa tra le Vie Acquario, del Cigno e Ariete), Torre delle Stelle, in Comune di Maracalagonis (CA). Con nota prot. n. 07/910/17854/Dem la Capitaneria di Porto di Cagliari confermava l’accertamento, in seguito a sopralluogo congiunto (19 maggio 2003) con personale dell’Agenzia del Demanio, dell’avvenuta occupazione abusiva di alcune aree del demanio marittimo con la realizzazione di opere edilizie;
- l’area demaniale marittima (artt. 822 e ss. cod. civ.) interessata, rientrante nella fascia dei mt. 300 dalla battigia marina, è tutelata con vincolo di conservazione integrale ai sensi dell’art. 2, comma 1°, lettera a, della legge regionale n. 23/1993, nonché con vincolo paesaggistico ai sensi degli artt. 136 e ss. (individuazione con D.M. 21 luglio 1969) e 142, comma 1°, lettera a, del decreto legislativo n. 490/1999;
- con nota prot. n. 6954/2002 del 16 dicembre 2002 l’Agenzia del Demanio di Cagliari comunicava ad un richiedente Privato “l’avvenuto accertamento dell’occupazione senza titolo”, di cui non si conoscono ulteriori conseguenze. Con nota prot. n. 463/U.T. del 25 giugno 2003 il Comune di Maracalagonis rispondeva positivamente, con una marginale condizione, alla richiesta di parere del Servizio centrale Demanio e patrimonio dell’Assessorato regionale EE.LL., Finanze, Urbanistica (nota prot. n. 25781 del 4 giugno 2003) finalizzato al successivo rilascio delle relative concessioni demaniali, senza che sia nota l’avvenuta emanazione dei necessari provvedimenti comunali e regionali repressivi delle opere abusive e delle occupazioni sine titulo riscontrate.

Pertanto, CHIEDE

alle SS.VV., per quanto di competenza, l’invìo al domicilio eletto, verso importo delle spese di fotoriproduzione e di spedizione ed entro 30 giorni dal ricevimento della presente, delle informazioni a carattere ambientale concernenti le necessarie autorizzazioni amministrative (concessioni edilizie, nullaosta
paesaggistici, concessioni demaniali, ecc.) eventualmente emanate ovvero dei provvedimenti sanzionatori relativi agli interventi in argomento, ai sensi degli artt. 14, comma 3°, della legge n. 349/1986, 2-3 del decreto legislativo n. 195/2005, 2, 22-25 della legge n. 241/1990, 10 del decreto legislativo n. 267/2000 e delle leggi regionali nn. 47/1986, 40/1990. Si richiede, inoltre, l’adozione degli provvedimenti inibitori/sanzionatori/di diniego/annullamento/demolizione e riduzione in pristino che si rendessero necessari per la salvaguardia dei valori ambientali, ai sensi degli artt. 151, 153 e 164 del decreto legislativo n. 490/1999, nonché 31 (L), 35 (L), 37 (L), 40 (L) e 41 (L) del D.P.R. n. 380/2001 e successive modifiche ed integrazioni, 54 e 55 cod. nav. (come integrati dall’art. 105, comma 2°, lettera c, del decreto legislativo n. 112/1998) e 6-9 e 14 della legge regionale n. 23/1985 e successive modifiche ed integrazioni. Tanto si porta a conoscenza dell’Autorità Giudiziaria in indirizzo affinchè possa valutare se da quanto risultante dagli opportuni accertamenti possano ravvisarsi eventuali estremi penalmente rilevanti, in particolare ai sensi degli artt. 635 e 734 cod. pen., 181 del decreto legislativo n. 42/2004, 1161 cod. nav. e 44 del D.P.R. n. 380/2001 e successive modifiche ed integrazioni.

p.

mercoledì, ottobre 26, 2005

Tortolì a muso duro contro gli abusi edilizi

Nei giorni scorsi la nuova Amministrazione comunale di Tortolì, di centro-sinistra, guidata dal sindaco Marcella Lepori, ha annunciato che, d?ora in poi, andrà a costituirsi parte civile nei processi penali contro l?abusivismo edilizio che interessano il proprio territorio. Bravissimi, hanno l?appoggio delle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d?Intervento Giuridico. Così dovrebbero fare tutti i Comuni, contro un fenomeno, troppo spesso esclusivamente speculativo, che degrada l?ambiente e le casse pubbliche e deprime la legalità. Tre anni or sono, nel settembre 2002, perveniva la risposta (nota n. 5048 dell?11 settembre 2002) del Comune di Tortolì (Ufficio tecnico) relativa alla richiesta di informazioni a carattere ambientale ed opportuni interventi inoltrata dalle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d?Intervento Giuridico (nota del 30 agosto 2002) in merito al fenomeno dell?abusivismo edilizio sul litorale di Orrì ? Cea, tutelato con vincolo paesaggistico e con vincolo di conservazione integrale (fascia dei mt. 300 dalla battigia) , rientrante parzialmente in un sito di interesse comunitario (S.I.C.) ed in una futura riserva naturale regionale. I dati comunicati erano ben più allarmanti di quanto si supponeva: erano state rilasciate 10 concessioni edilizie in sanatoria ed 11 dinieghi di concessione edilizia in sanatoria, erano tuttora in corso di esame 52 istanze di condono edilizio in attesa del pronunciamento delle amministrazioni pubbliche competenti in materia di tutela paesaggistica (Assessorato regionale beni culturali ? Ufficio tutela paesaggio di Nuoro e Soprintendenza beni ambientali di Sassari), mentre fra il 1985 ed il 2002 erano state emanate ben 135 ordinanze di demolizione e di ripristino ambientale. In proposito "sino a questo momento il Comune di Tortolì non ha adottato nessun provvedimento repressivo: infatti la procedura amministrativa riguardante gli abusi si limita all?ordinanza di demolizione e al successivo accertamento dell?avvenuta o meno demolizione". Mancavano, quindi, e, evidentemente, sembrano mancare tuttora le fasi successive del procedimento amministrativo relativo all?abusivismo edilizio (artt. 7 della legge n. 47/1985 e successive modifiche ed integrazioni e 6 della legge regionale n. 23/1985 e successive modifiche ed integrazioni) che prevedono l?acquisizione al patrimonio comunale delle strutture abusive e della relativa area di sedime e la successiva demolizione ad opera del Comune in danno del trasgressore ovvero ? se non vi è contrasto con esigenze di salvaguardia ambientale (es. vincoli di conservazione integrale, ecc.) e con strumenti di pianificazione territoriale ? la destinazione ad interventi di interesse pubblico (es. scuole, abitazioni per senzatetto, uffici pubblici, ecc.). L?omissione di intervento può avere riflessi penalistici (es. omissione di atti d?ufficio, art. 328 cod. pen.) e può concretizzarsi in ipotesi di danno erariale (vds. sentenza Corte dei conti, sez. giurisdiz. Puglia, 17 luglio 2001, n. 578) per amministratori e funzionari pubblici. In seguito a precedente analogo esposto (1 febbraio 2001) delle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d?Intervento Giuridico l?Ispettorato ripartimentale del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale di Lanusei, il Servizio provinciale di Vigilanza edilizia dell?Assessorato regionale dell?urbanistica e l?Ufficio tutela paesaggio dell?Assessorato regionale dei beni culturali avevano fornito ulteriori informazioni, seppure incomplete: adesso con i dati comunicati dal Comune di Tortolì il quadro appare sufficientemente delineato e risulta più grave di quanto ipotizzato in origine. Nel 2000 anche l?allora nuova Amministrazione comunale di centro-destra sembrava decisa ad intervenire risolutivamente contro l?abusivismo edilizio e stava per far partire, in accordo con il Servizio vigilanza edilizia dell?Assessorato regionale dell?urbanistica, gli interventi di demolizione con i mezzi forniti dalla Regione. Poi qualche titubanza, infine il silenzio. Perché ? Chi ci guadagna ? L?abusivismo edilizio non è da sottovalutare, svilisce la legalità, degrada l?ambiente, "inquina" il turismo, "ingoia" soldi pubblici. Non merita favori, necessita invece di rapidi interventi. Definitivi.

p. Gruppo d?Intervento Giuridico

e Amici della Terra


Stefano Deliperi