giovedì, marzo 09, 2006

Sciopero e sit in alla H3G di Cagliari

LA SLC-CGIL PROCLAMA PER LUNEDÌ 13 MARZO 2006
LO S C I O P E R O DEI LAVORATORI H3G CAGLIARI
RIVENDICHIAMO I NOSTRI DIRITTI DI LAVORATORI

I lavoratori in Italia hanno lottato a lungo, già nel corso dell’800, per conquistare elementari diritti come il posto di lavoro, la salute in questo, il salario, le libertà sindacali. Nel tempo si sono modificati i conflitti e i rapporti fra le parti, scoprendo l’importanza del confronto costruttivo, necessario per il bene dei lavoratori e del datore di lavoro. Così, attraverso decenni di lotte durissime, si è arrivati a forme di confronto democratico, grazie soprattutto alla responsabilità sociale degli stessi lavoratori, fautori di una vera democrazia dal basso nata attraverso l’unità e la nascita dei sindacati. E si è arrivati alla ricostruzione di un paese distrutto e all’ascesa economica dell’Italia, grazie alla forza politica e sociale di milioni di lavoratori e lavoratrici.
Oggi viviamo però una nuova fase politico-economica che vede anche il nostro paese passare a più moderne forme di mercato del lavoro sempre più libero e precario, con grandissime difficoltà per i più giovani e le aree meno sviluppate; una fase che registra il massimo vantaggio per le aziende e i capitali che operano per raggiungere il massimo profitto con il minor costo del lavoro.
Così per i giovani Sardi, così in particolare per i giovani di Cagliari, area metropolitana in cui si concentra una percentuale altissima di lavoratori di call center.
Oggi i call center vengono considerati “strategici” dagli esperti di marketing perché negli ultimi anni le aziende hanno puntato su una maggiore fidelizzazione della clientela, piuttosto che su nuove acquisizioni sempre più difficili e costose.
In un articolo su Le Monde Diplomatique (maggio 2000), compariva un titolo eloquente: “I Nuovi Schiavi Del Marketing Telefonico”. Gilles Balbastre descrive così l’attività degli impiegati nei call center:
…orari sfalsati, flessibilità ad oltranza, tempo parziale, impiego mobile del tempo, utilizzo del lavoro interinale fino al 30% o addirittura al 40% degli effettivi, bassi salari, gerarchia opprimente, fanno parte del quotidiano di buona parte di questa truppa della "nuova economia". La concentrazione -per motivi di redditività e di economie di scala- di centinaia di salariati nel medesimo sito, allineati in sale immense, con il casco fissato alle orecchie e il naso incollato allo schermo del loro computer, accentua il carattere opprimente di queste fabbriche del terziario dei tempi moderni. Il management, tuttavia, vuole passare per "cool", "all'americana": è di rigore darsi del tu e le serate aziendali vedono la gerarchia mischiarsi alla base. Ma guai a chi non si conforma a questa cultura d'impresa: i contratti di formazione e i lavoratori interinali non vengono rinnovati, i titolari perdono le gratifiche.”…“I dipendenti di queste imprese non sono quindi lavoratori nomadi svincolati da qualsiasi gerarchia. Le loro condizioni di lavoro somigliano, per certi versi, a quelle dei loro nonni, operai specializzati. Con la differenza che la loro capacità di mobilitarsi è ancora allo stadio embrionale. In alcuni call center sono scoppiati sporadicamente dei conflitti. Bene o male sono riuscite a prendere piede delle strutture sindacali. Ma iscriversi a un sindacato e avanzare delle rivendicazioni equivarrebbe, per questi "dequalificati scolastici", ad ammettere che sono dei dipendenti sfruttati da questa new economy tanto celebrata. E sarebbe come ammettere la propria sconfitta sul piano sociale.”
E si era solo nel 2000.
Dunque giovani costretti ad orari flessibili, salari flessibili, norme flessibili, e la quotidiana ansia della precarietà, l’incertezza del proprio posto di lavoro.
Uno scenario difficile in cui reclamano attenzione e giustizia i Diritti dei Lavoratori e i Diritti Sindacali, e ciò avviene attraverso l’opera di giovani lavoratori che, oltre a credere all’importanza dell’attività sindacale quotidiana a difesa di questi Diritti, credono anche nelle aziende per le quali giorno dopo giorno lavorano con passione.

La sede h3g di Cagliari non sfugge a quelle riflessioni “attualissime”; ed è avvenuto che alcuni lavoratori abbiano seriamente e coscienziosamente intrapreso l’attività sindacale, e hanno rappresentato con responsabilità i propri colleghi.
Questa serietà, questa coscienza e questa professionalità però a qualcuno non è piaciuta, certamente perché ha avvertito un ridimensionamento della propria autonomia d’azione. Hanno allora pensato di colpire un anello debole, un Rappresentante dei Lavoratori con un contratto di formazione lavoro, presentandogli il conto alla fine del 24° mese; le motivazioni addotte, qualunque esse siano, hanno avuto l’unico scopo e risultato finale di colpire i Diritti Sindacali dei Lavoratori; hanno avuto l’unico scopo di lanciare un monito intimidatorio a tutti i Lavoratori della sede di Cagliari.
La risposta però è stata diversa da quella attesa: non lavoratori dalle teste chine, ma lavoratori stretti intorno al collega e attivamente partecipi alle assemblee del 17 febbraio e del 23 febbraio. La Partecipazione cui ci riferiamo si traduce nell’analisi critica del modello adottato dall’azienda per le valutazioni, cogliendone storture, buchi, limiti, e la poca attendibilità scientifica. Non è un caso che questo modello che ha visto la conferma di quasi la totalità dei cfl si sia inceppato di fronte ai Diritti Sindacali: chi oggi ha utilizzato questo strumento si è servito delle valutazioni per giustificare una scelta di carattere politico. Un atto vile teso ad indebolire le convinzioni dei Lavoratori, l’operato dei Rappresentanti. Un atto ancor più grave perché mina il difficile confronto fra le parti, finalizzato da mesi a ripristinare serenità e a ricercare soluzione equa per le situazioni critiche.
La nuova Partecipazione dei lavoratori della sede di Cagliari è però andata oltre questo difficile caso (un collega che perde la sua risorsa economica, viene attaccato nei suoi diritti sindacali, viene umiliato dalla rielaborazione della sua valutazione), denunciando alle RSU e alle Organizzazioni Sindacali una situazione difficile:
cronica eterogeneità di interpretazioni aziendali relativamente alle norme di legge e alle stesse disposizioni interne aziendali; i negativi comportamenti in operativo che violano la sensibilità e la privacy del lavoratore richiamato per nome e cognome; il mancato rispetto della L.626; la mancata alternanza sulle lavorazioni a discapito della crescita professionale del lavoratore; la mancata rotazione dei giorni liberi e dei riposi nel fine settimana; indecorosi favoritismi relativamente all’operatività e alle riduzioni dell’orario lavorativo; ancora la violazione della privacy attraverso l’utilizzo improprio dei sistemi operativi e dei reports (controllo a distanza del lavoratore).

Tutto questo mostra, oltre al malessere generalizzato dei Lavoratori della sede di Cagliari, una politica della gestione delle “risorse umane” piccola e pericolosa, e l’evidente responsabilità in questo senso dei quadri dirigenziali della sede di Cagliari, e il mancato controllo da parte dell’azienda sulla gestione in atto.
Una situazione che offende l’intelligenza e la sensibilità dei Lavoratori del sito di Cagliari, e che richiede un tempestivo confronto tra le parti tanto a livello locale, quanto a livello nazionale.

LUNEDÌ 13 MARZO 2006 SCIOPERO E MOBILITAZIONE DI TUTTI I LAVORATORI DELLA SEDE DI CAGLIARI PER L’INTERO TURNO DI LAVORO E CON ASSEMBRAMENTO FUORI DAI CANCELLI

SARÀ L’OCCASIONE PER RIFLETTERE INSIEME SU QUANTO AVVIENE GIORNO DOPO GIORNO IN QUESTO SITO E PER RIVENDICARE E DIFENDERE I DIRITTI DEI LAVORATORI

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