giovedì, febbraio 11, 2010

G8 come volano del buon turismo, il sogno spezzato

Lunga la storia del G8 alla Maddalena. Dura da quasi due anni e mezzo. L’inizio ha una data: il 1º ottobre del 2007, giorno in cui la nave appoggio Emery Land leva gli ormeggi dall’isolotto di Santo Stefano per fare ritorno negli Stati Uniti. Comincia lo smantellamento della base della Us Navy alla Maddalena, concessa alla Difesa americana nel 1972, ancora in piena guerra fredda, presidente del consiglio Giulio Andreotti. La bandiera a stelle e strisce sarà ammainata definitivamente solo il 28 febbraio del 2008. Ma è con la partenza della Emery Land che s’apre un tempo nuovo per l’arcipelago dove la flotta dell’ammiraglio Nelson si stabilì per un anno a preparare la battaglia di Trafalgar. Via finalmente i sommergibili a propulsione nucleare, il problema è quello della riconversione da un’economia (povera) di guerra (fredda) a un futuro tutto da inventare. A indicare la via è Renato Soru, allora governatore. La strada maestra è quella del turismo, l’unico comparto – insieme a quello millenario dell’allevamento delle pecore – a garantire ancora lavoro, mentre intorno, chiuse da tempo le miniere di Carbonia, l’industria chimica crolla sia a Ottana sia a Porto Torres e cominciano ad avvertirsi i primi scricchiolii nel polo dell’alluminio del Sulcis, oggi a rischio di smantellamento.
Soru vuol fare della Maddalena un paradiso delle vacanze. Senza devastare le coste, però. Fedele alla filosofia del «suo» piano paesaggistico regionale, che blocca il pluridecennale assalto di palazzinari e speculatori al paesaggio dell’isola intera, Soru coinvolge l’amministrazione comunale della Maddalena in un progetto di recupero delle cubature già esistenti, per restaurarle e per creare posti letto senza aggiungere all’esistente neppure un metro cubo in più. Favorito, questo progetto, dal fatto che l’arcipelago è pieno di edifici della Marina militare italiana dismessi e di altri che possono essere liberati e ceduti alla regione Sardegna o al comune per essere rimessi a nuovo, trasformati in alberghi a cinque stelle. Per far decollare la cosa, un piano di sviluppo turistico ecocompatibile apprezzato e sostenuto da ambientalisti e architetti in Italia e dappertutto, Soru pensa di usare la leva del G8. Che cosa c’è di meglio, infatti, d’una vetrina internazionale come il summit per far conoscere al mondo intero le meraviglie di uno dei luoghi più belli del pianeta? Soru ci crede. Ci crede anche il sindaco della Maddalena, Angelo Comiti e comincia un’avventura che doveva finire nel sogno realizzato di un modello virtuoso di coesistenza tra turismo e ambiente e che invece s’è trasformata in un incubo.
Due le spiegazioni del disastro. Una è la gestione degli appalti, che è l’aspetto sul quale dopo la procura di Firenze ha indagato quella di Roma, con gli esiti clamorosi di ieri. L’altro è quello politico. Perché bisogna anche dire che il progetto di Soru ha trovato ostacoli enormi. Intanto all’interno della sua stessa maggioranza, dove la nostalgia per le lottizzazioni urbanistiche sulle coste era, in alcuni settori, molto forte. Non bisogna dimenticare che Soru s’è dimesso – per giocare la carta delle elezioni anticipate – quando in consiglio regionale uno schieramento trasversale ha tentato di snaturare il piano paesaggistico regionale. Poi, nel febbraio del 2009, il governatore ha perso le regionali, tutte giocate contro Berlusconi in persona, che veniva in Sardegna ogni fine settimana per fare comizi in cui diceva che per rilanciare l’economia bisognava far ripartire l’edilizia. Insediato Ugo Cappellaci alla guida della regione, pochi mesi dopo il presidente del consiglio (ad aprile) annunciava che il G8 alla Maddalena non si sarebbe più fatto: tutto si spostava all’Aquila. Per il progetto di Soru – di cui il G8 era solamente un aspetto, diciamo di marketing – era un colpo mortale.
Nella decisione di fare il summit nell’Abruzzo del post terremoto pesano diverse motivazioni. Ma tra di esse certamente non secondaria è quella di fare piazza pulita di un esempio che poteva essere un precedente pericolo per i predoni dell’industria del mattone. Prova ne sia che le promesse del governo di realizzarlo comunque, quel progetto, anche se il G8 non c’era più, sono state tutte disattese. Le strutture costose, ma anche utili e belle, realizzate per il vertice sono state lasciate andare in rovina. E ci sono volute le denunce dei media perché Bertolaso, la scorsa settimana, venisse in Sardegna a constatare lo sfascio e a promettere, per l’ennesima volta, che i lavori sarebbero subito ripartiti. Ora che ai cancelli dei cantieri sono stati apposti i sigilli dalla magistratura, è chiaro che alla Maddalena s’è giocata una partita davvero poco trasparente, probabilmente sul piano della gestione degli appalti, ma di certo anche sul terreno strettamente politico.

Costantino Cossu

il manifesto

dei patti lateranensi 2010

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