venerdì, febbraio 12, 2010

Notturno blues


Ricordo certe notti interminabili, estive, disteso sul letto illuminato da una striscia di luce proveniente da un lampione stradale. La filodiffusione emanava note della Genesi, forse Firth of Fifth. E io aspettavo.
Aspettavo quelli che non sarebbero mai rientrati.
Aspettavo, ascoltando. Ma sapevo già che nessuno sarebbe mai rientrato veramente.
Mia madre, di là, forse dormiva, forse pregava. Anche lei sapeva.
La camera al buio tratteneva la musica, che fluttuava, tratteneva il respiro e lacerava le ferite.
Ah, dolorosa adolescenza mai trascorsa, mai vissuta. Blues della memoria. Fiumi di fumo e foschia tra i rami del silenzioso ricordo. 

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