giovedì, novembre 10, 2005

L'Unione europea interviene sulla caccia in deroga


CACCIA IN DEROGA: L'UNIONE EUROPEA INIZIA A PRESENTARE IL CONTO,
CHI PAGHERA' IL SERVILISMO VERSO I CACCIATORI ?


La Commissione europea (Direzione generale ambiente) ha comunicato (nota n. ENV A2/LCI/ac D 2005 21724 del 19 ottobre 2005) di aver inviato una "lettera di messa in mora" in data 18 ottobre 2005 sul rispetto delle direttive comunitarie in materia di tutela della fauna (direttiva n. 79/409/CEE e direttiva n. 92/43/CEE) in relazione alla c. d. caccia in deroga prevista dalla Regione autonoma della Sardegna con la legge regionale n. 2 del 13 febbraio 2004 ex art. 9 della direttiva n. 79/409/CEE (istituto attuato in Italia con la legge n. 221/2002) e con il decreto Assessore difesa ambiente n. 3/V del 18 febbraio 2004 che ha autorizzato tale forma di caccia per quattro giornate a fine del febbraio 2004 ai danni di passero, passera mattugia, storno e tordo con la possibilità di abbattimento potenziale di ben 6.000.000 di esemplari da parte dei circa 50.000 cacciatori sardi con la patetica motivazione che avrebbero provocato danni imprecisati al mirto, senza alcuna preventiva valutazione tecnico-scientifica. In sostanza, vi è stata una semplice richiesta dell'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale (nota prot. n. 296/Gab. del 13 febbraio 2004). La legge regionale n. 2/2004 risulta violare le direttive n. 79/409/CEE, n. 85/411/CEE e n. 91/244/CEE prevedendo la c. d. caccia in deroga in danno di tutte le "specie di fauna omeoterma" senza alcuna distinzione, senza alcun parere tecnico-scientifico dell?Istituto nazionale per la Fauna Selvatica (I.N.F.S.), prescritto dagli artt. 9 della direttiva n. 79/409/CEE e 19 bis della legge n. 157/1992 come introdotto dalla legge n. 221/2002 (vds. sentt. Corte cost. n. 135/2001, n. 53/2000, n. 272/1996, n. 248/1995, n., 35/1995). Il decreto assessoriale n. 3/V del 18 febbraio 2004 ha violato ancor più pesantemente la normativa comunitaria in materia, prevedendo la c. d. caccia in deroga senza aver esperito alcun rimedio alternativo, senza dimostrare i pretesi danni alle coltivazioni agricole, coinvolgendo specie avifaunistiche già oggetto dell'ordinaria stagione venatoria appena conclusa, autorizzando prelievi venatori potenziali tutt'altro che modesti e marginali in pieno periodo migratorio prenuziale e riproduttivo, in palese spregio della giurisprudenza della Corte di Giustizia in tema (vds. sentenze 16 ottobre 2003, causa C-182/02; 7 dicembre 2000, causa C-38/99; 19 gennaio 1994, causa C-435/92; 17 gennaio 1991, causa C-157/89). Inoltre, la relazione I.N.F.S. n. 2573/2004 ha esplicitamente escluso la sussistenza delle condizioni ecologiche-naturalistiche per la c. d. caccia in deroga nel caso della normativa sarda. In realtà, come appare evidente, mediante il meccanismo procedurale della c. d. caccia in deroga la Regione autonoma della Sardegna sembra essersi preoccupata esclusivamente di aggirare per l?ennesima volta il divieto di prolungamento della stagione venatoria oltre il termine ultimo del 31 gennaio, stabilito dalle direttive n. 79/409/CEE, n. 85/411/CEE e n. 91/244/CEE, dalla legge n. 157/1992 (artt. 18 e 30) e dalla medesima legge regionale n. 23/1998 e confermato dalla giurisprudenza costituzionale costante (vds. sentt. Corte cost. n. 311/2003, n. 227/2003, n. 226/2003, n. 536/2002, n. 323/1998, n. 272/1996, n. 35/1995, n. 577/1990, n. 1002/1988) nonché da numerosissime pronunce dei Giudici amministrativi.

In particolare, "la Commissione ha contestato all?Italia (quale Stato membro, n.d.r.) il fatto che nella Regione Sardegna sia in vigore una normativa regionale sulla autorizzazione alle deroghe al regime di protezione degli uccelli selvatici che non rispetta alcuni principi e condizioni stabiliti dall?articolo 9 della direttiva 79/409/CEE". In sostanza, un demagogico appiglio per ubbidire all?arrogante pretesa delle parti più retrive del mondo venatorio che crede che andare a caccia a febbraio sia il problema principale della Sardegna. Le associazioni ecologiste Amici della Terra, Lega per l'Abolizione della Caccia, L.A.V., Movimento U.N.A. e Gruppo d'Intervento Giuridico hanno in proposito inoltrato specifico ricorso n. 2004/4242 (note del 13 e del 20 febbraio 2004) alla Commissione europea ai sensi dell?art. 226 del trattato U. E. Ora la Regione autonoma della Sardegna dovrà trovare qualcosa di credibile per giustificarsi davanti alle Autorità comunitarie sulle motivazioni, o meglio i "pretesti", utilizzati per consentire la c. d. caccia in deroga. Essa, infatti, viola le normative comunitarie in materia (direttiva n. 79/409/CEE e direttiva n. 92/43/CEE) nonchè la normativa nazionale vincolante (legge n. 157/1992) quando permette potenzialmente la c. d. caccia in deroga a carico di qualsiasi "specie di fauna omeoterma" che produca danni in agricoltura a mero giudizio dell'Assessore regionale della difesa dell'ambiente (sentito l'Assessore regionale dell'agricoltura) senza alcun parere di istituti tecnico-scientifici competenti in materia di gestione del patrimonio faunistico. In pratica - magari per accattivarsi i cacciatori - l'assessore di turno può - magari sotto elezioni - aprire la caccia al Cervo sardo con la scusa che mangia il foraggio.....

Si ricorda, inoltre, che le associazioni ecologiste ed animaliste Amici della Terra, Lega per l'Abolizione della Caccia, WWF, Movimento U.N.A., Legambiente, E.N.P.A. e Gruppo d'Intervento Giuridico, nonchè i rappresentanti ecologisti nei Comitati regionale e provinciali faunistici di Cagliari ed Oristano hanno chiesto ai Presidenti della Regione Renato Soru e del Consiglio regionale Giacomo Spissu ed all'Assessore regionale della difesa dell'ambiente Tonino Dessì (nota dell'1 dicembre 2004) di assumere tutte le necessarie iniziative legislative ed amministrative finalizzate all'abrogazione della c. d. caccia in deroga.

Ora l?Italia o, meglio, la Regione autonoma della Sardegna, ha sessanta giorni di tempo (termine ordinatorio) per abrogare le disposizioni che vìolano la normativa comunitaria pena il ricorso alla Corte di Giustizia europea ed il fondato rischio di una condanna, anche ad una pesante sanzione pecuniaria: molto probabilmente ne vedremo delle belle?..


p. Associazioni ecologiste ricorrenti


Stefano Deliperi

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