lunedì, novembre 28, 2005

Base u.s. navy di La Maddalena, tutti a casa e il cemento al posto suo

Secondo notizie fornite da tutti i mezzi d’informazione, il Ministro della difesa on. Antonio Martino avrebbe concordato con il Segretario alla difesa statunitense Donald Rumsfeld il trasferimento fuori dal territorio nazionale della base U.S. Navy di appoggio del naviglio a propulsione nucleare dell’Arcipelago della Maddalena sull’Isola di S. Stefano, in tempi e modalità da stabilire in futuro. Probabilmente entro il 2006.

Esponenti politici ed amministratori locali gioiscono. Tempi e modi non sono previsti e, quindi, si può supporre che per un bel po’ continuerà la singolare "anomalia" di un’area protetta con base "nucleare". E’, comunque, un primo passo per fare un po’ di chiarezza.

Tuttavia, poco convince lo "slancio benefattore" di chi si candida a gestire la "riconversione", quella Società Italia Turismo, controllata da Sviluppo Italia (51 % Ministero dell'Economia, 49 % soci privati quali Pirelli Real Estate, Banca Intesa, ecc.), che, secondo notizie stampa, avrebbe subito presentato una proposta operativa turistica. L'Isola di Santo Stefano è un'area destinata alla conservazione integrale per legge (art. 2, comma 1°, della legge regionale n. 23/1993) e, a breve, il nuovo piano paesaggistico regionale non potrà che recepire questa indicazione normativa. Quindi non un metro cubo di volumetrie in più. Abbiamo contestato l'ampliamento illegittimo della base U.S. Navy, ma nessun altra nuova edificazione è possibile.


Ricordiamo che lo scorso 18 ottobre Commissione europea, nell’ambito della procedura di infrazione (art. 226 trattato U.E.), ha annunciato di aver inviato una lettera di "costituzione in mora" all’Italia a causa della mancata informazione (art. 10 del trattato U.E.) riguardo il progetto di ampliamento della base U.S. Navy dell’Arcipelago della Maddalena: la Commissione, infatti, su ricorsi (ottobre 2003, aprile 2004, ottobre 2005) delle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico e su interrogazioni parlamentari dell’on. Monica Frassoni (co-presidente del gruppo Verdi/A.L.E. al Parlamento europeo), ha inviato ben due richieste di informazioni (maggio e luglio 2005) senza ricevere alcuna risposta dal Governo italiano. Secondo la Commissione (e gli ecologisti) "L'intervento è suscettibile di avere un impatto significativo sulla zona di conservazione dell’Arcipelago della Maddalena, che l’Italia ha proposto come sito da includere nella rete Natura 2000 di siti di conservazione istituita dalla direttiva Habitat". Nei mesi scorsi era pervenuta risposta da parte della Commissione europea (26 gennaio 2005) all’interrogazione parlamentare E-2460/04IT esperita dall’on. Monica Frassoni, presidente del gruppo Verdi/A.L.E. al Parlamento europeo in relazione al primo lotto dei lavori di ampliamento (volumetria complessiva di 52.000 metri cubi) della base U.S. Navy dell’Arcipelago della Maddalena sull’Isola di S. Stefano e la realizzazione di altri lavori per il personale (alloggi, servizi, ecc.) in varie zone dell’Isola di La Maddalena. La Commissione europea, tramite il Commissario all’ambiente Dimas, aveva confermato che i detti lavori sarebbero dovuti essere preceduti perlomeno dalla vincolante procedura di valutazione di incidenza ambientale, infatti, "il progetto di cui sopra potrebbe avere ripercussioni sul pSIC "Arcipelago La Maddalena" (ITB010008).

La Commissione ha pertanto inviato all’Italia una richiesta di informazioni in merito all’applicazione della direttiva 92/43/CEE al progetto in questione". Già il 10 dicembre 2003 la commissaria all’ambiente Wallström rispose alla precedente interrogazione E-3157/03IT dell’on. Frassoni affermando che i detti lavori sarebbero dovuti essere preceduti perlomeno dalla vincolante procedura di valutazione di incidenza ambientale. Tale ampliamento, nonostante interessi un arcipelago tutelato con vincolo paesaggistico, rientrante in un proposto sito di importanza comunitaria e in un parco nazionale, non è stato preventivamente sottoposto ai vincolanti procedimenti di valutazione di impatto ambientale né di valutazione di incidenza ambientale, in palese contrasto con la normativa comunitaria in materia e con la normativa nazionale di attuazione. Si ignora, inoltre, se siano state conseguite le necessarie autorizzazioni riguardo la normativa di tutela paesaggistica.

E’ semplicemente scandaloso che una base militare non in disponibilità delle Forze armate nazionali né rientrante nel dispositivo di difesa N.A.T.O. e, per giunta, situata in un parco nazionale venga ampliata senza che nemmeno si conoscano pubblicamente i termini della sua legittima installazione, risalente ad un accordo del 1972 mai ratificato dal Parlamento In proposito, le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico hanno inoltrato una serie di esposti (ottobre 2003, aprile 2004, ottobre 2005) alle pubbliche amministrazioni competenti, agli Organi comunitari ed alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tempio Pausania riguardo l’inizio dei lavori di ampliamento. L’U.S. Navy se ne andrà prima della conclusione degli accertamenti ‘
p. Gruppo d’Intervento Giuridico
e Amici della Terra
Stefano Deliperi

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