mercoledì, settembre 07, 2005

La mezza trappola delle primarie

Penso che le primarie per la scelta del candidato del centrosinistra alle politiche del 2006 potrebbero trasformarsi in una mezza trappola. Per chi? Per movimenti, associazioni, e per Bertinotti stesso.

Prodi ha recentemente affermato che chi vince la competizione (anche di un solo voto) elabora il programma, senza mediazioni e senza compromessi. E i perdenti dovranno sottostare.

Se passasse questa linea “autoritaria” che razza di coalizione potremmo aspettarci?

Che ne faremmo di quelle parole care ai movimenti come “partecipazione”, “democrazia”, “respon-sabilità”, “diritti”?

Cosa ne sarebbe della strategia di condizionamento dall'interno prospettata da Fausto?

Temo pure che Bertinotti potesse essere sin dall'inizio consapevole del rischio insito nelle primarie concepite in questo modo (cioè essenzialmente basate sui volti dei candidati) e che abbia scelto di infilarsici per fini interni. Cioè per trovarsi un alibi, per l’opposizione interna, all’impossibilità di mediare un programma.

L’allarme preoccupato, che lancia oggi, sembrerebbe un ripensamento, ma giunge forse in ritardo: la frittata sembra già fatta.

Anche se l’intelligenza dei gareggianti è tale da evitare un programma assolutamente moderato o assolutamente radicale, vorrei che passasse comunque l’idea che all’elaborazione del programma del centrosinistra debba partecipare la società civile, le associazioni, i movimenti e le singole perso-ne.

Perché a volte è più importante il percorso della meta e perché, spesso, la strada costruita dai molti è intrinsecamente migliore di quella fatta dal Capo, se non altro perchè più condivisa.



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